Attualità

Sì ai presepi ed alberi nelle aule e negli spazi della scuola

Mancano pochi giorni dal Natale. E proprio pensando al Natale due ragazze mi hanno suggerito di allestire piccoli presepi ed alberi nelle aule e negli spazi della scuola.

Una bella idea, ho subito risposto. Ma che va condivisa con tutti, in modo sobrio, “bello”, nel senso di una bellezza che va oltre la pura immagine esteriore.

E’ giusto, cioè, che questa scelta sia discussa e poi liberamente condivisa. Purché i simboli del Natale non creino conflitti, contrasti, ma, appunto, siano e diventino segno concreto di unità, pur nel rispetto della diversità di fede, di opinione, di rappresentazione.

Non è cioè possibile, dicevano queste ragazze, che l’unico valore condiviso del Natale sia la vacanza, sia il consumismo, sia il regalo.

Direi in più: il Natale non è solo dei cristiani, ma è il cuore pulsante della nostra civiltà e della nostra storia. Pensiamo solo al presepe, pensiamo a cosa rappresenta, per dire del suo valore universale, quindi nato in Occidente ma capace di offrirsi a tutti, al di là di ogni latitudine, con i suoi valori. Quanto avremmo/abbiamo tutti bisogno oggi, visti i tempi, di ripensare e riflettere sui valori rappresentati nel presepe!

Pensare di abolire, poi, il presepe nel segno del politicamente corretto, come in alcune scuole, è un non-senso. Si incontrano, anzi, le sensibilità diverse con tutto se stessi, dialogando sì ma rinunciare a se stessi. Non “contro”, ma “per”.

Fare memoria, dunque. Di un fatto (la nascita di Gesù) che, non solo per chi ci crede, è e resta sconvolgente. Perché costringe a pensare, a confrontarsi, a mettersi in discussione. Una bella provocazione per la nostra società anestetizzata.

Non si tratta, per dirla tutta, di distinguere il credente dal non credente, ma di andare oltre, di distinguere tra il pensante ed il non pensante. Al di là e oltre le proprie convinzioni, al di là e oltre anche le strumentalizzazioni.

Non ci può essere quindi dialogo senza consapevolezza, e senza consapevolezza non si è uomini e donne del nostro tempo, ma servi del nostro tempo, servi sciocchi, con o senza titoli di laurea.

C’è almeno consapevolezza, ad esempio, quando visitiamo un museo, di fronte alla potenza di un’opera d’arte, oppure davanti ad un paesaggio naturale, oppure davanti ad un sorriso di un bambino, oppure di fronte ad una situazione dolorosa?

Auguro a tutti, pensando al Natale, un po’ di sana inquietudine.

 

Gianni Zen

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