Sono una docente precaria della scuola secondaria. Faccio parte di un movimento di insegnanti che lotta per la tutela dei diritti fondamentali sorto su whatsapp.
Dal 1° settembre 2021, la Certificazione verde Covid-19, sarà richiesta in Italia per il personale scolastico e universitario e gli studenti universitari.
La Certificazione deve attestare di aver fatto almeno una dose di vaccino oppure essere risultati negativi ad un tampone molecolare antigenico o rapido nelle 48 ore precedenti oppure essere guariti da Covid-19 nei sei mesi precedenti.
Noi docenti non vogliamo essere chiamati no-vax, pretendiamo chiarezza sui vaccini sui quali è lecito avere dubbi e timori.
Questo è un provvedimento che coinvolge non solo gli insegnanti ma anche i collaboratori scolastici, assistenti amministrativi, siamo contrari al green pass e alle normative anticostituzionali contenute nel decreto legge 111/2021, il quale prevede che il personale della scuola o delle università sprovvisti di Certificazione verde Covid-19 subiranno la sospensione del rapporto di lavoro e non riceveranno alcuna retribuzione.
È vero che chi fa il vaccino ha meno probabilità di ammalarsi, ma il tampone antigenico non può rappresentare l’unica alternativa.
Il problema non è la caccia all’untore ma la salvaguardia dei diritti.
Sta alla sensibilità di ognuno di noi se contribuire a questa campagna vaccinale oppure avere delle riserve fino a quando la scienza medica non offre maggiori garanzie.
Non ci si può sottoporre ogni 48 ore ad un tampone, mentre chi è vaccinato potenzialmente può contagiare o contagiarsi.
Chi controllerà il passaporto verde dei dirigenti scolastici e Dsga? Presidi come ispettori per la salute: tutto ciò non è ammissibile, i presidi svolgono un compito di leadership educativa e pedagogica, ogni distrazione potrebbe causare un danno e non può essere individuato il dirigente per un adempimento che non attiene al suo ruolo.
Ad oggi, il personale scolastico della Sardegna scolastico presenta il più basso numero di immunizzati. Manca poco all’inizio del nuovo anno scolastico, sappiamo che l’immunizzazione da sola non è sufficiente per scongiurare l’ipotesi di quarantene e chiusure delle scuole a fronte della positività di studenti, insegnanti o personale degli istituti.
I tamponi salivari antigenici possono essere un valido supporto per monitorare la situazione delle comunità scolastiche ed evitare il ricorso alla didattica a distanza. Auspichiamo che le Regioni e la Regione Sardegna possano optare per scelte simili e contare sul sostegno finanziario dello Stato.
Noi vogliamo i test salivari a campione sugli studenti che torneranno in classe, ma anche il personale scolastico deve essere coinvolto nello screening. Bisogna scongiurare la tortura del fastidioso, doloroso e rischioso tampone ogni 48 ore, qualcosa di disumano!
Il test salivare è di semplice utilizzo: il tampone somiglia ad un “lecca-lecca” che si inserisce in bocca e la spugnetta assorbe la saliva. Noi vogliamo lo screening per tutti, estendiamolo a tutte le scuole!
Claudia Fiorbelli
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