Sembra essere diventato il leit motiv dell’ultimo mese: è il pugno duro che alcuni Comuni del nord, evidentemente sempre più soffocati dal taglio dei finanziamenti statali degli ultimi anni, hanno deciso di adottare contro le famiglie che si ostinano ad usufruire di servizi scolastici senza però contribuire alle spese. Le vicende di cui hanno parlato i media cominciano ad essere probabilmente troppi per parlare di casi isolati: il primo di cui sé parlato, a marzo, è stato quello di Montecchio Maggiore, dove la decisione della giunta leghista di lasciare i figli delle famiglie morose con un panino ha destato diverse critiche; poi è stata la volta di Adro, dove l’idea del Comune (sempre di maggioranza Carroccio) di dirottare gli alunni non a posto con le rette al di fuori della mensa ha destato ancora più scalpore. Salvo poi ridimensionarsi per l’inaspettato saldo di tutti gli arretrati effettuato da un imprenditore del posto che ha preferito oscurare la propria identità.
Un terzo caso, divenuto pubblico il 15 aprile, si è verificato a Verona. Dove però il provvedimento è scattato non per le rette della mensa non corrisposte, ma per quelle del servizio di trasporto: così 16 bambini che frequentano la scuola dell’infanzia comunale Villa Are di via Torricelle, figli di genitori insolventi, sono stati lasciati a terra dal pullmino scolastico perchè i genitori, pur avendo ricevuto diversi solleciti, non hanno pagato al Comune le rette dovute (23 euro mensili). A detta dei giornali locali sembrerebbe che il provvedimento sia incredibilmente scattato, in alcuni casi, al momento del rientro a casa: almeno due bambini sarebbero stati costretti a far contattare le famiglie perché l’autista si sarebbe rifiutato di riportarli a casa.
E non si tratta di un’azione transitoria. Il Comune non sembra voler tornare sui propri passi: la decisione di sospendere il servizio, adottata in corrispondenza del rientro dalle vacanze pasquali, non rientrerà almeno fino a quando il conto non verrà saldato. Sembra che negli ultimi cinque anni tra mensa e trasporti non percepiti, al Comune di Verona non siano stati corrisposti ben 1 milione e 300 mila euro di euro.
Così la lista di alunni “appiedati” potrebbe diventare più lunga: sarebbero, infatti, addirittura altri 93 bambini veronesi a rischiare di subire, a breve, lo stesso trattamento di sospensione del servizio di trasporto qualora i genitori non provvederanno al pagamento dell’arretrato.
Anche in questo caso ci sembra opportuno rivolgerci a queste giunte comunali per chiedergli se anziché “punire” bambini, anche piccolissimi, per colpe che non possono avere, non sia il caso di trovare soluzioni alternative. Soluzione che persuadano, o se è proprio necessario, mettano in difficoltà i veri responsabili della situazione: i genitori insolventi.