È arrivato il momento di pensare alla introduzione delle telecamere nelle aule per contrastare la deriva del bullismo verso i docenti e tra gli adolescenti. Lasciamo da parte la legge sulla privacy (che quando la si deve applicare non lo si fa e quando non si deve applicare lo si fa) e pensiamo ad adottare misure atte a fronteggiare il fenomeno.
Un segnale forte che deve coinvolgere la scuola, la famiglia e le altre agenzie del territorio.
La piaga del bullismo ha la sua radice nell’eccessivo permessivismo da parte dei genitori che, invece, di essere tali e impartire ai propri figli le regole fondamentali che sono alla base del vivere civile li lasciano praticamente a briglia sciolta. I genitori, per di più, non devono trasformarsi in amici dei figli e far vincere loro tutto ma devono svolgere in pieno il ruolo di provvedere all’educazione dei figli: saper dire di no con forza. È vero, è difficile, ma si deve fare a tutti i costi.
Quindi il problema bullismo non nasce direttamente a scuola ma il suo retaggio o meglio focolaio è all’interno della famiglia.
La scuola non può sostituirsi alla famiglia, ma ha il compito di prevenire che fenomeni di bullismo e cyberbullismo non avvengano all’interno delle mura scolastiche.
I genitori non devono in alcun modo, come avviene sovente, delegare o meglio scaricare sulla scuola l’aspetto educativo dei propri figli che spetta a loro, ma devono sostenere i docenti nel processo coeducativo.
Purtroppo questo è un problema difficile da comprendere e spesso i docenti si trovano a svolgere ruoli diversi dalle loro mansioni. Se non si compie una inversione di tendenza e non si cambia mentalità e soprattutto non si ridà autorevolezza alla scuola questo problema non andremo mai da nessuna parte.
Mario Bocola
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