Fondazione ISMU ETS stima che più di un quarto dei musulmani residenti in Italia al 1° gennaio 2023 sia di cittadinanza marocchina, per un totale di 413mila persone. Seguono gli albanesi (154mila), i bangladeshi (130mila) e i pakistani (129mila). Il 10 marzo prossimo la comunità islamica praticante comincerà il Ramadan, la ricorrenza annuale che prevede il digiuno, come precetto religioso, esteso a uomini, donne e ragazzi e ragazze, con poche esclusioni (salute, gravidanza, allattamento, durante il ciclo mestruale).
Il digiuno del Ramadan è uno dei principi più osservati dell’Islam: il 70-80% dei credenti lo pratica. È obbligatorio per tutti gli uomini e le donne a partire dall’età della pubertà, e in alcuni Paesi i genitori incoraggiano i figli a digiunare per mezza giornata a partire dall’età di dieci anni, per abituarli.
Il primo pasto della giornata, il suhur, deve essere consumato prima dell’alba. Dopo il digiuno della giornata, seguono il tramonto completo e la preghiera della sera – ifthar. Quindi il secondo e ultimo pasto. Sebbene le tradizioni culinarie differiscano da un Paese all’altro, i principi generali rimangono gli stessi: mangiare cibi nutrienti al mattino, ma non pesanti, e includere frutta secca, carne e verdure alla sera.
Come gestire la frequenza scolastica, la tutela della salute e il rispetto della libertà religiosa nella scuola durante il periodo del digiuno?
Aveva fatto scalpore lo scorso anno l’iniziativa promossa dal Dirigente Scolastico Ludovico Arte dell’Itt Marco Polo di Firenze, che sta in occasione del periodo del Ramadan aveva, dopo richiesta di alcune studentesse, offerto agli studenti musulmani dell’istituto un’aula per raccogliersi in preghiera, durante il secondo intervallo. Non sappiamo se quest’anno ci saranno altre scuole che abbracceranno la stessa posizione.
La normativa italiana a cui fare riferimento è varia, proviamo a vedere quella specifica che può applicarsi alla scuola.
Non si può che partire dal rispetto della libertà religiosa, che secondo il Documento della Presidenza del Consiglio dei Ministri (https://presidenza.governo.it/USRI/confessioni/Esercizio_liberta_religiosa_italia.pdf) del 2013 la sancisce, specificando che la struttura scolastica pubblica si fonda su tre pilastri:1. È aperta a tutti senza distinzione di alcun tipo: ideologico, religioso o etnico;2. Fornisce a tutti, indistintamente, una formazione pluralista in quanto presuppone la libertà di insegnamento dei docenti, è fondata sui valori comuni di convivenza che coincidono con i diritti fondamentali della persona, garantiti a livello costituzionale e internazionale;3. Riconosce e rispetta le identità etniche, culturali e religiose cui i giovani si richiamano e garantisce gli spazi necessari perché queste identità vengano evidenziate e possano svilupparsi.
La scuola, nell’esercizio della propria autonomia, è tenuta a valutare le misure più idonee da adottare per garantire il giusto equilibrio tra il rispetto della libertà religiosa e la tutela della salute dei propri studenti e lavoratori, garantendo l’equilibrio tra il diritto alla salute e le scelte religiose della famiglia.
Va anche ricordato che alcuni studenti possono evitare il digiuno, come ha dichiarato la Dar Al-Ifta egiziana, l’autorità religiosa incaricata di emettere fatwa, o editti religiosi, in caso di esami, valutando autonomamente l’impatto negativo del digiuno sull’esito delle prove.
Per coloro che frequentano corsi di scuola serale di scuola secondaria di secondo grado l’orario di lezione coincide con quello dell’unico pasto giornaliero, come conciliare la frequenza con l’osservanza del digiuno? C’è chi pensa alla DAD, cioè ci si connette da casa con le lezioni, su piattaforma, per non fare assenze ingiustificate. Nella piena autonomia scolastica la didattica digitale potrebbe essere una possibilità per affrontare l’esigenza di studenti e studentesse, nel pieno rispetto dei loro diritti dell’esercizio della libertà religiosa.
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