All’estero i politici non riescono a reggere l’onta del sospetto sulla loro condotta, anche quando riguarda vicende personali e lontane nel tempo. Quasi sempre, in questi casi, si dimettono. Senza attendere i vari gradi di giudizio, come invece accade spesso in Italia.
È il caso del ministro dell’istruzione della Romania, Sorin Cimpeanu, che nell’ultimo giorno di ottobre si è dimesso dalla sua funzione per le accuse di plagio riguardanti una sua pubblicazione accademica risalente ad oltre tre lustri fa, al 2006, quando era professore nella facoltà di Agronomia di Bucarest.
Cimpeanu, riporta l’agenzia Ansa, ha dichiarato di aver presentato le dimissioni, agendo di “propria iniziativa”.
Sempre all’estro, la prassi in questi casi è l’assecondamento delle dimissioni: il premier rumeno Ciuca, infatti, ha accettato le dimissioni del suo ministro dell’Istruzione e annuncerà prossimamente il nome del sostituto.
Una vicenda, quella appena descritta, che dovrebbe fare riflettere sull’oggettiva rilevanza e indispensabilità del sostegno dell’opinione pubblica per ricoprire un incarico così importante quale è quello di ministro o di semplice politico: una cultura che però in Italia non sembra davvero attecchire.
Va anche detto che un ministro dell’Istruzione, a fine 2019, in Italia in effetti si è dimesso. Anche se non come risposta ad un’accusa. Bensì per protesta contro lo scorso interesse per la Scuola da parte del Governo: parliamo di Lorenzo Fioramonti, in rottura con il primo Governo Conte e poi con il suo partito (il M5s). Tutta un’altra storia…