L’acceso dibattito che si sta svolgendo in questi giorni sul disegno di legge 2994 sta convogliando l’interesse di buona parte del mondo della scuola sui contenuti del provvedimento ma contribuisce anche a far passare in secondo piano quella che dovrebbe forse essere invece una questione assolutamente centrale, il rinnovo del contratto e della sua parte economica in particolare.
Certamente la questione del “preside sceriffo” appassiona docenti e Ata e serve a far andare la scuola sui mezzi di informazione nazionali, così come gli “albi territoriali” scatenano l’interesse dei docenti tutti, anche di quelli più tiepidi che ora temono che – quando faranno domanda di trasferimento – non potranno più chiedere una sede scolastica ma dovranno limitarsi a indicare un albo o una rete di scuole.
In tutto questo, sta però passando quasi sotto silenzio il tema degli stipendi del personale della scuola, fermi da anni. Fino ad un paio di anni fa quasi tutti i docenti e gli Ata riuscivano ad integrare lo stipendio in modo più o meno significativo grazie ai compensi del fondo di istituto; ma ormai anche questa voce si è ridotta di molto. In pratica per un buon numero di docenti negli ultimi anni lo stipendio è diminuito anche in termini di valore assoluto.
Eppure basta frequentare Facebook per constatare che il problema degli stipendi è pressochè assente dal dibattito.
Non vogliamo arrivare a pensare che “qualcuno” abbia cercato di incanalare il dibattito su altri temi per far dimenticare il fatto che gli stipendi dei docenti italiani sono ridotti a livelli di sopravvivenza, ma di una cosa siamo quasi sicuri: il ministro Padoan è ben contento degli esiti indiretti del disegno di legge sulla scuola.
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