Da qualche giorno, come fa notare la giornalista Selvaggia Lucarelli nella testata Domani, fa discutere la notizia relativa alla laurea di Carlotta Rossignoli, ventitreenne veronese che ha il merito di essersi laureata con 11 mesi di anticipo in medicina con voto 110 e lode e menzione d’onore all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Questa studentessa brillante è stata lodata per il suo risultato eccellente, per averlo raggiunto in fretta e per aver avuto un obiettivo preciso per il quale ha faticato senza dare spazio ad altro nella vita. “Non ho perso tempo, non perdo mai tempo. Mi aiuta poi il fatto di dormire poco, per me il sonno è tempo perso”, ha dichiarato ai media.
Per molti, però, si tratta di una narrazione alquanto tossica, che si interseca con l’attuale dibattito a proposito del merito e della competitività a scuola e all’università, accesosi con il cambio di denominazione del Ministero dell’Istruzione, diventato Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Tralasciando l’aspetto relativo alla motivazione della ragazza, la Lucarelli ha precisato qualcos’altro: “Fa sorridere un po’ tutto l’infiocchettamento giornalistico, in questa storia, perché di miracoloso nella storia di Carlotta c’è solo il fatto che qualcuno abbia pensato di celebrarla come esempio virtuoso di ragazza che ha solo meriti e nessun privilegio”.
“Che ha potuto laurearsi prima degli altri solo perché ‘non perde tempo’ e non anche perché la sua posizione privilegiata le regala tempo, strumenti e opportunità. E perché è figlia di due genitori facoltosi che, come lei stessa ammette, hanno investito risorse e aspettative in una figlia unica che (questo lo dico io) è chiaramente programmata per primeggiare in ogni campo”, ha aggiunto.
Carlotta, infatti, come d’altronde testimonia il suo profilo Instagram, è figlia unica di due genitori facoltosi, che l’hanno sempre supportata nella sua carriera scolastica e universitaria, e conduce una vita agiata. Si tratta quindi di merito, indubbiamente; ma si può tralasciare il fatto che questa studentessa ha sempre goduto di innumerevoli privilegi?
“Il punto è che questa celebrazione del miracolo Carlotta Rossignoli non tiene conto della condizione di partenza di questa brillante studentessa, ovvero l’enorme quantità di strumenti di cui ha disposto e dispone. Che non sono gli strumenti di qualsiasi studente desideroso di laurearsi in tempo record. Carlotta Rossignoli ha frequentato un liceo a pagamento con programma internazionale (Alle Stimate), si è laureata in inglese in un’università privata che le ha consentito di abbreviare l’iter, con una retta fino a 20.000 euro l’anno (al San Raffaele), ha frequentato corsi di inglese a Cambridge, viaggia in giro per il mondo da quando era bambina, ha tutti i mezzi economici e le altissime aspettative familiari che le consentono di perseguire i suoi ambiziosi traguardi senza soste, necessità, preoccupazioni. Di sicuro non ha mai dovuto pensare a come pagarsi le tasse o l’affitto di un buco di stanza da fuori sede. Il suo successo è inseguito con l’impegno, certo, ma anche con i mezzi”, ha concluso critica la giornalista.
Sulla questione merito/privilegio è intervenuto anche Tommaso Gazzarri, nelle pagine de IlFattoQuotidiano.it. “Il merito non deve diventare un ulteriore incentivo alla canalizzazione verso mestieri specializzanti di chi venga valutato non meritevole. Troppo spesso il demerito coincide con una certa provenienza sociale e non è che il risultato della mancanza di mezzi e di cure”, ha scritto, facendo notare che spesso è meritevole specialmente chi, come nel caso di Carlotta, parte con potenti mezzi.
“Se solo i figli dei ricchi (di denaro e/o di sapere) sono i destinatari di quelle cure che li rendono ‘meritevoli’, a cosa vale l’articolo 33 della Costituzione, il quale sancisce l’obbligatorietà della scuola, ma anche i diritti precisamente dei ‘capaci e meritevoli’ per i quali si auspica la rimozione di eventuali ostacoli? Invece di utilizzare rozzamente la parola merito, sarebbe bene interrogarsi sui molti e spesso indistricabili legami che esistono tra merito e privilegio da una parte, e mancanza di opportunità e risultati scolastici non promettenti dall’altra. Altrimenti la tentazione è quella di credere che la maggior parte dei capaci nasca fra i ricchi, o come diceva Don Milani, il quale immolò la vita alla giustizia sociale e all’istruzione, che tutti i somari nascano nelle case dei poveri”, ha concluso Gazzarri, auspicando un cambio di passo.
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