“Mio figlio martedì 18 dicembre, a causa del concorso, su 5 ore di lezione ne ha fatte solo 3. E solo tre mesi che frequenta la scuola superiore e già in media viene lasciato a casa un’ora a settimana”. Questa la denuncia che un genitore lancia sul un quotidiano, comprensibilmente critico attorno a una giusta evidenza che contribuisce ad aprire il dibattito sulla scuola e sulla sua particolare funzione, che la rende diversa rispetto a qualunque altro ente o istituzione pubblica.
In molte scuole infatti, hanno denunciato altri genitori e in altre occasioni, quando l’insegnante si assenta l’intera classe viene fatta uscire prima o entrare dopo perché non c’è possibilità di sostituire il collega. Ma non solo, per svolgere concorsi o per le elezioni vengono requisite le scuole, togliendo ancora ai ragazzi il diritto all’istruzione, mentre ogni occasione è buona per anticipare le vacanze in prossimità delle feste, tra orari ridotti, assemblee e commemorazioni.
E il papà dell’alunno continua: “L’ultima settimana prima dell’inizio delle vacanze si è raggiunto il record negativo: soltanto 28 ore di lezione. Anche io ho frequentato il corso per geometri e allora le ore settimanali erano 36. La riforma Gelmini ne ha volute 32, si è detto per migliorare l’offerta formativa, ma che restino almeno le 32 ore”.
E invece non è così, mentre se il problema è quello di non riuscire a pagare docenti stabili o supplenti per le sostituzioni perché non ci sono soldi, allora: “paghi chi ha permesso tutto ciò non i nostri ragazzi, che devono frequentare una scuola impoverita, massacrata, a cui si attinge senza dare niente in cambio. Paghino i privilegiati, quelli che, sulle spalle dei nostri ragazzi, vogliono mantenere i privilegi acquisiti. Paghino le scuole private a cui lo Stato continua a fornire sostentamento”.
Un’affermazione quest’ultima che ormai fin troppi cittadini italiani gridano ai quattro venti, ma che rimane inascoltata da una politica troppa attenta ai propri interessi e ai propri privilegi, mentre le soffitte delle scuole crollano e mentre si approntano emendamenti per salvaguardare le pensioni d’oro e in Parlamento i possibili risparmi dovuti alla cancellazione delle Province vengono scientificamente ignorati.
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