Il sindacato Flc, affrontando la delicata questione delle scuole italiane all’estro, parla di “voci diverse e contrastanti sui veri contenuti del Decreto Legge approvato il 26 agosto 2013 dal Consiglio dei Ministri” poiché vi sarebbe contenuto “una decisa sterzata in direzione della privatizzazione del sistema delle scuole italiane all’estero”.
A tale scopo il sindacato ha chiesto “un incontro formale urgente con il MAE, nel quale si chiede di conoscere i veri contenuti del decreto e di confrontarsi sulle modalità applicative del provvedimento”.
L’art.10 del decreto, alla voce: “Misure urgenti per le istituzioni scolastiche e culturali italiane all’estero”, recita infatti: “A decorrere dall’anno scolastico 2013/2014, per specifiche ed insopprimibili esigenze didattiche o amministrative, che non trovino gradatamente idonea soluzione attraverso il ricorso al personale a contratto reclutato in loco di cui all’articolo 653 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n.297 o con le operazioni di mobilità del personale scolastico a tempo indeterminato già collocato fuori ruolo all’estero, in deroga al precedente comma 12, può essere conservato, ad invarianza di spesa, un limitato numero di posti vacanti e disponibili nel contingente di cui all’art. 639 del medesimo decreto legislativo, sui quali possono essere assegnate unità di personale, da individuare tra coloro utilmente collocati nella graduatorie previste dall’articolo 640 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n.297, riformulate sulla base di prove selettive antecedenti al 6 luglio 2012 nonché i dirigenti scolastici individuati dalle procedure selettive anch’esse indette prima del 6 luglio 2012, ai sensi dell’articolo 46 del contratto collettivo nazionale di lavoro per il quadriennio 2002-2005 dell’area dirigenziale V. Con il provvedimento di cui all’articolo 639 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 il Ministro degli Affari Esteri di concerto con il Ministro dell’economia e finanze e con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, individua il numero di posti di cui al primo periodo, fermo restando il raggiungimento del livello medio annuo dei risparmi scontati nei saldi di finanza pubblica in relazione al comma 12. Dall’attuazione del presente comma non devono derivare maggiori oneri per la finanza pubblica”.
Ma in modo particolare si prevede che l’“Insegnamento di materie obbligatorie secondo la legislazione locale o l’ordinamento scolastico italiano” si possa “affidare ad insegnanti a contratto locale”; e viene pure aggiunto che l’insegnamento di materie “previste nell’ordinamento scolastico italiano, individuate con provvedimenti adottati di concerto tra il Ministro degli affari esteri e il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, possono essere affidati con contratto regolato dalla legislazione locale a personale italiano o straniero, avente una conoscenza della lingua italiana adeguata ai compiti lavorativi e residente nel paese ospitante da almeno un anno, in possesso dei requisiti previsti dalla normativa italiana. Con lo stesso provvedimento sono stabiliti i criteri e le procedure di assunzione di detto personale.”
In altra parole sembra di capire, e per questo Flc-Cgil ha chiesto l’incontro urgente, che il Ministero degli affari esteri non sembra fare più differenza fra personale italiano e personale straniero purchè quest’ultimo conosca la lingua “italiana adeguata ai compiti lavorativi” e sia in possesso dei requisiti della normativa italiana”.
Come in effetti scrive una nostra lettrice, la norma varata dal Cdm ha tutta l’intenzione di mettere a norma “che in tutte le istituzioni scolastiche italiane all’estero le materie fondamentali, finora affidate solo ai docenti inviati dal MAE con selezione pubblica, potranno essere insegnate da personale assunto sul posto”.
Questo significa, e solidarizziamo con quanto ci veniva segnalato, che la nostra scuola pubblica italiana all’estero (pensiamo al gran numero di emigrati in Germania) sia sul punto di venire definitivamente fagocitata, con grave nocumento soprattutto di chi si trova all’estero con l’intenzione di ritornare e di non perdere dunque il sottile legame, momentaneamente spezzato, con la nostra cultura, la civiltà e la lingua.
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