Nel mondo della scuola c’è attesa sul DPEF che sta per essere varato dal Governo: il documento di programmazione economico-finanziaria è infatti il naturale presupposto della prossima legge finanziaria, dalla quale tutti si aspettano importanti novità (assunzioni in ruolo, risorse per l’avvio della riforma e per il sostegno alla autonomia scolastica, fondi per i rinnovi contrattuali).
Ed anche i dirigenti scolastici si aspettano un po’ di soldi per vedersi adeguare lo stipendio a quello delle altre dirigenze pubbliche: sull’obiettivo i sindacati (confederali, Anp e Snals) sono tutti d’accordo, ma i distinguo e le polemiche non mancano.
A dire il vero già ora lo stipendio-base dei dirigenti scolastici è perfettamente allineato a quello degli altri dirigenti pubblici: per tutti quanti, infatti, è prevista la base minima di poco più di 35.000 euro all’anno (70milioni di vecchie lire, per la precisione); cambia invece in modo consistente il cosiddetto "stipendio di posizione" legato alla tipologia dell’incarico: per i presidi di va da un minimo di circa 1.500 euro ad un massimo di 10mila, mentre per le altre dirigenze questa quota può arrivare anche a 35mila euro senza scendere mai al di sotto degli 8.500.
Ma quello economico non è l’unico problema: i dirigenti scolastici chiedono anche maggiori garanzie di trasparenza sulla assegnazione degli incarichi e sulle operazioni di mobilità. E poi c’è la questione, non ancora risolta,- della valutazione: la "sperimentazione" di quest’anno ha dato esiti poco soddisfacenti e, soprattutto, ha messo in evidenza il fatto che l’Amministrazione Scolastica non dispone di risorse adeguate per garantire una corretta valutazione di tutto il personale in servizio, tanto che già si parla di valutazione biennale se non addirittura triennale.
Qualche giorno fa i sindacati confederali hanno scritto al Governo per ricordare gli impegni assunti in campagna elettorale, ma subito l’Anp ha replicato ricordando che l’attuale maggioranza si era pubblicamente esposta solo grazie all’intervento della stessa Anp. E, senza mezzi termini, l’Anp conclude dicendo che alla apertura delle trattative si vedrà se davvero Cgil, Cisl e Uil stanno dalla parte dei dirigenti scolastici o se la polemica con il Governo è puramente strumentale.
Intanto, in questi giorni, l’Aran ha pubblicato gli elenchi delle sigle sindacali titolate a partecipare alle diverse fasi contrattuali e, proprio per i dirigenti scolastici, si preannuncia una sorpresa di non poco conto: la Uilscuola non ha rappresentanza sufficiente per sedere al tavolo delle trattative di cui faranno parte Anp, Cislscuola, Cgilscuola e Snals oltre alle rispettive confederazioni di appartenenza.
La novità avrà ripercussioni di non poco conto anche a livello periferico, in quanto la Uilscuola non potrà partecipare neppure alle trattative regionali del personale dirigente.
Cresce insomma il peso politico dell’Anp che, forte di poco meno del 50% delle deleghe sindacali del comparto, sembra ben intenzionata a far valere la propria rappresentatività.
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