I lettori ci scrivono

Si riconosca il ruolo delle segreterie scolastiche e dell’autonomia

Voglio rappresentare da dirigente scolastico l’assoluta sottovalutazione da parte del Ministero e degli addetti ai lavori del ruolo della segreteria scolastica.

Per l’ex segretario/a si è provveduto con l’approvazione dell’autonomia scolastica(DPR 275/99)ad un aggiornamento del loro ruolo, facendolo diventare nel 2000 DSGA, cioè direttore dei servizi generali e amministrativi con una sua autonomia operativa. Svolge un lavoro di tipo amministrativo, contabile e direttivo. Si richiede nei nuovi concorsi la laurea e non più il diploma di scuola superiore: la laurea  in giurisprudenza, scienze politiche, sociali o amministrative, in economia o laurea magistrale/specialistica in uno di questi settori. Ma a questo ruolo più complesso del DSGA, che ne fa in sostanza il capo del personale tecnico-amministrativo-ausiliario, non è corrisposto un adeguato stipendio. C’è un’indennità  di direzione variabile che percepiscono in base alla dimensione della scuola ove prestano servizio che è sottratta dal Fondo d’Istituto; e vale per l’aumento di retribuzione l’anzianità di servizio.

Ancora meno percepiscono gli assistenti amministrativi, una volta detti applicati di segreteria. Per accedere a questo ruolo, basta il diploma di scuola superiore. Ma anche il loro ruolo, con l’autonomia scolastica. è diventato più complesso. Con la riduzione di organico degli ex Provveditorati provinciali chiamati negli anni in maniera diversa(CSA,USP, ora AT ), molte funzioni sono state attribuite alle scuole: le graduatorie degli ATA e dei docenti, le ricostruzioni di carriera, le pensioni, la formulazione dei contratti e il pagamento dei supplenti, ecc.

Questo ruolo richiede oggi non solo una competenza informatica solida per l’uso dei vari applicativi e software, ma anche una competenza specifica e una formazione per i vari compiti da svolgere.

Come si diventa attualmente assistente amministrativo? Si fa una domanda per rientrare nella graduatoria triennale delle supplenze. Dopo 2 anni di supplenze, si accede a un concorso per titoli, detto dei 24 mesi , e, scorrendo la graduatoria, si diventa di ruolo.

Si presupponeva che facendo la mera  pratica, l’assistente amministrativo divenga esperto. Ma non è affatto così’. Ci sono nuovi adempimenti che vengono caricati sulle scuole, che richiedono una formazione continua e specifica. Vero è che l’aggiornamento per il personale amministrativo viene conteggiato nell’orario di servizio, contrariamente ai docenti per i quali è un diritto-dovere da svolgere oltre l’orario di servizio, ma non è comunque retribuito.

Forse è il momento di rivedere, dopo che si concluderà il prossimo triennio della graduatoria ATA,il sistema di reclutamento degli amministrativi e prevedere anche per loro un concorso per titoli ed esami. Il sistema in vigore può valere per i collaboratori scolastici, per i quali ora pure si richiede il diploma di scuola superiore, ma non più per gli assistenti amministrativi,per i quali è il caso di richiedere anche la laurea come accesso al concorso e ovviamente una maggiore retribuzione.

Capita, infatti, che dovendo chiamare dalle graduatorie (per le supplenze annuali è ancora l’ex Provveditorato a provvedere, per quelle brevi chiamano le scuole dalla graduatoria di terza fascia), essendo l’anzianità di servizio l’unico criterio valido, che ti possa arrivare  a scuola un supplente amministrativo  poco competente e ,date le incombenze, non hai il tempo di formarlo.

Il dirigente scolastico dovrebbe avere la possibilità, scorrendo le graduatorie, di poter confermare o meno, dopo una settimana (sì ,basta una settimana per capire se uno è valido o no) , il contratto di supplenza; e così anche per il contratto di supplenza dei docenti che hanno un ruolo ancora più delicato degli assistenti amministrativi e di quello dei collaboratori scolastici, dovendo insegnare agli studenti.

L’effettiva autonomia scolastica richiede questo e non l’accettazione automatica delle supplenze in base allo scorrimento delle graduatorie. Se si teme che il potere del preside diventi troppo grande o soggetto a corruttela, gli si può affiancare  il comitato per la valutazione che esiste già per i docenti e lo si potrebbe istituire anche per il personale ATA, ma non le Rsu per carità, perché la scuola non è un’azienda..

Ovviamente ci possono essere delle valutazioni soggettive: chi non è valido per una scuola, lo può essere per un’ altra. Ma se più scuole non lo assumono, allora l’aspirante supplente deve cominciare a pensare di cambiare mestiere.

E’ così difficile in Italia introdurre il merito?

Mi si faccia aggiungere un’ultima cosa, ma non meno importante: la formazione deve essere per il personale della scuola tempestiva ed adeguata, il che attualmente non è.

La formazione per i DSGA neoassunti si è svolta a fine anno scolastico e non all’inizio come dovrebbe essere e non sui temi di competenza: per esempio come si stila un programma annuale, come si fa un conto conto consuntivo . Lo stesso avviene per i neodirigenti scolastici e per i docenti neoassunti. Li si butta a mare e gli si dice: impara a nuotare!

Anche i formatori devono essere scelti per competenza e non per clientelismo. E poi c’è un altro vizio tutto italiano: quello di fra troppa teoria (approfondimento di principi e leggi che pure bisogna conoscere) e di elaborare poco sull’esperienza pratica. In questo senso, si potrebbe sfruttare l’esperienza dei docenti ,dei dirigenti scolastici e dei DSGA con provata esperienza che possono fare da tutor e da formatori per i neoassunti, senza ricorrere ad agenzie esterne che poco sanno di scuola.

Infine si rivedano anche i parametri per l’organico di diritto del personale ATA troppo restrittivi,per risparmiare sulle spese (ma in altri campi non si bada a spese!), ma così si hanno collaboratori scolastici e assistenti amministrativi non sufficienti per i doveri richiesti.

Eugenio Tipaldi

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