Compiti estivi o non compiti estivi, questo è il dilemma? Un dibattito che da sempre divide, tra favorevoli e contrari il mondo della scuola, e che si riaccende in particolare in prossimità dell’avvio del nuovo anno.
Una discussione che “alzerebbe la pressione” anche ai genitori più controllati, costretti non di rado a richiamare figli alquanto resistenti o poco propensi allo studio.
Insomma, temi di italiano, riassunti, pagine di analisi logica e grammaticale, esercizi e problemi di matematica ecc… che poi magari, non sempre vengono corretti o presi in considerazione ad inizio anno scolastico. Quindi la “fatica vana” unita all’amaro sapore della beffa finale.
E’ vero! Gli “impegni estivi” dovrebbero costituire un vigoroso allenamento mentale (repetita iuvant!), per non disabituarsi allo studio proficuo, per non perdere quel “rapporto confidenziale” con “l’utilità” della scrittura, probabilmente per non risprofondare nel “vuoto”, nelle “tenebre dell’ignoranza”, per non ricadere “nell’analfabetismo” matematico-scientifico.
Però, di sicuro, questi compiti vengono spesso svolti , obtorto collo, per disamorato senso del dovere, con scarsa convinzione, magari frettolosamente, nelle prime settimane di giugno, oppure dai più indolenti ultimati solo, in “zona Cesarini”, a ridosso della ripresa delle attività didattiche, così da evitare, magari, di essere aspramente rampognati dai docenti di turno.
Sta di fatto, comunque, che gli studenti non sembrerebbero pronti al rientro.
Infatti, lo dimostrerebbe un’indagine condotta da Skuola.net; circa 9 studenti su 10, a fine agosto, ammettevano di non aver ancora finito i compiti. Addirittura, 3 su 5 del campione complessivo “risultavano fermi” a metà o meno, oppure non li avevano fatti proprio. Tra i 1500 intervistati, c’è stato anche chi ha, “sfacciatamente” copiato e lo strumento privilegiato è stato il web (infatti, il 54% ha trovato l’aiutino tanto agognato proprio in internet. Subito dopo i metodi tradizionali: amici e compagni di classe (31%) e libri cartacei per il 9%).
Preoccupante, parallelamente, come altre fonti sottolineano, il dato riguardante le abitudini di lettura dei nostri connazionali, che ormai da decenni si conferma “invariato”; (quindi nulla di nuovo, nonostante gli sforzi dei nostri bravi docenti, nelle scuole, ad incentivare la lettura! Un virtuoso e piacevole automatismo abitudinario che non scatterebbe, a quanto pare, ahime, a percorso scolastico concluso…): il 60% degli italiani non leggerebbe nemmeno un libro all’anno, probabilmente nemmeno il libretto delle istruzioni di qualche elettrodomestico. Una disaffezione, come sostenuto qualche anno fa da Giorgio Napolitano, che paleserebbe una “debolezza di fondo della nostra realta’ culturale”.
“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro.”(Umberto Eco)
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