Sono un insegnante di 66 anni. Per il mio ruolo in una scuola di diverso ordine e grado, questo anno causa il virus, non farò esami finali.
Questo non mi impedisce di esprimere alcune forti perplessità sulla decisione di mantenere gli esami in presenza fisica per quanto riguarda le scuole superiori, ne riflettere sulle condizioni di lavoro alle quali saranno chiamati migliaia di miei colleghi.
Siamo certi che le intere misure di sicurezza stabilite per tutti i luoghi di lavoro, saranno rispettate nella scuola? Si parla di un esame orale della durata di 60 minuti per ogni studente. Gli insegnanti pur dotati di mascherina e osservanti le distanze di sicurezza, saranno costretti a convivere molte ore nella stessa aula.
Augurandomi che anche agli studenti sia imposto di parlare con la mascherina, esisterà un problema di sanificazione ambiente tra uno studente ed un altro. Quanto durerà questa operazione e come sarà fatta.
All’entrata della scuola, occorrerebbe che qualcuno si occupasse di far mantenere la distanza sociale agli alunni. Su dei quotidiani ho letto tra le varie motivazioni che alcune studentesse avrebbero voglia di riabbracciare i loro compagni (non ho parole).
Molti studenti, abitano in paesi che distano anche 20 km dalla sede scolastica, si porrà quindi un problema di trasporti in sicurezza. Come in altri luoghi lavorativi, dovrà essere presente qualcuno che misuri la temperatura in entrata ed in uscita a tutti. Se un alunna/o, ma anche un insegnante avrà i fatidici 37,5 gradi, mi auguro dovrà essere rimandato a casa.
Per gli insegnanti bisognerà provvedere con una tempestiva sostituzione, e in questo caso cosa si farà per gli studenti. Quando e come potranno recuperare l’esame? Esiste anche un problema di persone asintomatiche, esistono interventi mirati per una verifica del genere? Non dimentichiamo inoltre che in Italia esiste il corpo docente più anziano del mondo.
Alcuni soffrono di patologie: asma, ipertensione, problemi cardiaci e diabete. Non escludiamo la tensione psicologica, e lo stato di animo di molti di loro, compresa la preoccupazione verso i loro famigliari se il coronavirus decidesse di vagare impunemente in questo ambiente. Si motiva l’esigenza dell’esame in presenza per non far mancare “ il rito di passaggio “.
Non mi pare granché, visto che non si correrà neppure il rischio di essere quasi bocciati. Se la linea d’ombra, della quale ognuno di noi ha bisogno per crescere, riflettere e maturare è sempre necessaria, credo che il coronavirus l’abbia già imposta di suo: alla data del 17 giugno saranno morte più di 30.000 persone, per lo più anziani che hanno fatto la storia economica e sociale dei territori nei quali gli stessi ragazzi vivono. Morti messi dentro un sacco e trasportati poiché troppi, con decine di camion militari.
Abbiamo già dimenticato Bergamo? Morti nel peggiore dei modi, senza la vicinanza degli affetti più cari. Siamo già in crisi economica, migliaia di persone, tra le quali non pochi genitori di questi ragazzi, rimarranno disoccupati. Per molti di questi giovani non ci saranno più soldi per festeggiare con gli amici, ne per comprare un nuovo smartphone.
Tutti dovremmo fare sacrifici enormi, anche questi giovani e altri adulti smaniosi di essere esaminati e di esaminare. La scuola più che insegnare a guardare il proprio ombelico e coltivare narcisismo, dovrebbe insegnare maggiormente cos’è un contesto e apprendere ciò che sono le priorità di un momento storico, in questo caso la salute di tutti come da mesi si sta raccomandando.
Sarebbe bene anche insegnare a leggere i giornali e guardare qualche TG o programmi di approfondimento e diventare grandi pensando e Studiando come diventare una buona classe dirigente.
Inoltre mi pare una contraddizione in termini l’aver santificato per mesi la DAD (didattica a distanza) con la quale si sono fatte anche eccellenti cose e poi fare un esame in presenza.
Mi è difficile comprendere che esami e lauree universitarie si possono tenere online escludendo da questa prassi le scuole superiori.
Il rito di passaggio è già tutto qui, in questo maledetto anno 2020, con tutti i segnali di una ondata di ritorno che ci costringerà forse a tornare al punto di partenza.
Vittime e quarantene comprese, condite abbondantemente da demagogie, fedeltà al miracoliamo e avventurismi sconsiderati.
Maurizio Zucchellini
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