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Sicurezza, che fine hanno fatto i fondi Cipe per le scuole a rischio?

La seconda decade di novembre non sembra portare bene al ministero dell’Istruzione. Dopo lo scandalo degli sprechi denunciato da Report e l’ipotesi di appalti truccati denunciata al Fatto Quotidiano da un probabile “corvo” interno al Miur, anche le province alzano la voce lamentando la mancata assegnazione nei loro confronti dei corposi fondi stanziati dal Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, per la messa in sicurezza dell’edilizia scolastica. La domanda è: dove possono essere andati a finire quei fondi, visto che le province sono gli unici enti locali deputati, per legge, alla manutenzione delle scuole superiori?
A farsi portavoce delle lamentele, che fanno seguito a quanto denunciato dal Sole24Ore a fine estate, secondo cui a fronte di un miliardo di euro erano stati spesi appena 73 milioni, è l’Unione delle province italiane. Da cui si ricorda di aver sollecitato il responsabile del Miur, che incontrerà già nella prossima settimana. "Per affrontare nel dettaglio la questione dei fondi stanziati dal Cipe per l’edilizia scolastica ma mai arrivati alle Province – scrive l’Upi – giovedì si terrà un nuovo incontro tra il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo e il presidente dell’Unione delle Province italiane Antonio Saitta, questa volta negli uffici del ministero a Roma". L’incontro avverrà, è bene ricordarlo, a quattri anni dall’anniversario, il quarto, dell’assurda morte di Vito Scafidi, il giovane liceale travolto dal controsoffitto dell’aula dell’istituto Darwin di Rivoli. Una morte che, evidentemente, non sembra aver cambiato il lento corso dell’assegnazione dei fondi e della trasformazione in atti concreti degli accordi presi sui tavoli della politica.
Il rappresentante dell’Upi spiega anche che, allargando il discorso a tutte le competenze delle province legate anche alla manutenzione ordinaria che svolge per la pubblica amministrazione, mentre lo Stato attraverso la spending review “chiede in questi giorni 500 milioni di euro dai bilanci locali, da anni non versa il suo debito che è di poco inferiore ai 3 miliardi di euro”.
La mancata assegnazione dei fondi non riguarderebbe quindi solo il Miur. E lo stesso Saitta sembra sostenere che le responsabilità non sono solo da ricondurre al dicastero di viale Trastevere. "Profumo – dice Saitta – mi ha messo in contatto con i tecnici del Ministero per capire la destinazione dei fondi Cipe: gli ho proposto di stilare insieme un elenco delle priorità ragionato provincia per provincia per poter avviare lavori indifferibili sulla sicurezza scolastica. Se il ministro Profumo avrà la forza di convincere il Governo che parliamo di un’emergenza nazionale, potremo dare una prima risposta alla popolazione studentesca che si riversa nelle strade e nelle piazze di tutta Italia per reclamare giustamente il diritto a studiare in edifici sicuri. Sono domande – conclude Saitta – alle quali né i tecnici né la politica possono evitare di rispondere".
Per ovviare al problema dei fondi emessi dal Cipe in tempi non sospetti per la sicurezza degli edifici scolastici, ma solo in minima parte giunti a destinazione, le province nelle ultime ore hanno chiesto al Governo di escludere dal patto di stabilità le spese per gli investimenti destinati alla sicurezza negli edifici scolastici. 
In ogni caso, Governo a parte, a questo punto sembra necessario che dai piani alti di viale Trastevere giungano il prima possibile delle risposte. E anche convincenti. Altrimenti il rischio di essere travolti dagli scandali a catena diventerà una condizione inevitabile.
Alessandro Giuliani

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