Sono diversi giorni che Matteo Renzi, neo segretario del Partito Democratico e sindaco di Firenze, insiste sulla necessità di rilanciare la scuola e le strutture su cui si poggia. Ma dopo gli annunci generici, il 23 gennaio è passato alla politica più circostanziata. Lo fa nel corso di un’intervista ad uno dei telegiornali nazionali più importanti e seguiti a livello nazionale, il tg3 delle ore 19.
La proposta lanciata da Renzi è ambiziosa: occorrono “cinque miliardi di investimenti per ristrutturare gli edifici scolastici”. Ma non solo. Per il giovane segretario del Pd “l’Europa deve accettare” che l’investimento resti “fuori del patto di stabilità”.
Insomma, il concetto è chiaro: prima di andare a rivedere organizzazione della didattica, meritocrazia e reclutamento del personale, sarebbe bene passare alla vera emergenza che riguarda da vicino una fetta tutt’altro che irrilevante dei circa 44mila plessi di cui è costituita la scuola italiana.
Basta ricordare, a tal proposito, che almeno 4 scuole su 10 (quasi 18mila) hanno uno stato di manutenzione inadeguato. E che il 60 per cento degli istituti, oltre 26mila quindi, è sprovvisto di certificazione del collaudo statico ordinario.
Solo qualche settimana fa, scrivevamo su questa testata che la vulnerabilità sismica è una condizione purtroppo ignota. Ancora di più “se si tiene conto che la stragrande maggioranza degli edifici sono vecchi, comunque risalenti a prima del 2003, quando sono entrate le norme antisismiche. Soprattutto in concomitanza di qualche terremoto lo Stato stanzia dei fondi. L’ultimo forte stanziamento risale a una decina d’anni fa, con la messa a disposizione di 4 miliardi di euro. Gli stanziamenti, sia pur in misura inferiori, sono periodicamente continuati, ma siamo ancora lontani dal fronteggiare adeguatamente la situazione”.
Solo qualche settimana fa, scrivevamo su questa testata che la vulnerabilità sismica è una condizione purtroppo ignota. Ancora di più “se si tiene conto che la stragrande maggioranza degli edifici sono vecchi, comunque risalenti a prima del 2003, quando sono entrate le norme antisismiche. Soprattutto in concomitanza di qualche terremoto lo Stato stanzia dei fondi. L’ultimo forte stanziamento risale a una decina d’anni fa, con la messa a disposizione di 4 miliardi di euro. Gli stanziamenti, sia pur in misura inferiori, sono periodicamente continuati, ma siamo ancora lontani dal fronteggiare adeguatamente la situazione”.
Insomma, i cinque miliardi indicati da Renzi rappresenterebbero un bel cambiamento di rotta. Probabilmente nemmeno sufficiente per sanare tutto. Ma almeno le emergenze sì. Anche perchè si tratterebbe di un’entità di finanziamento ben più alta delle cifre investite degli ultimi Governi sul fronte dell’emergenza dell’edilizia scolastica.