Gentile Dirigente Scolastico,
ho deciso di scriverle questa lettera all’indomani degli scrutini di settembre perché ritengo che quello che è successo sia gravissimo.
Ogni volta che ci sono gli scrutini e discutiamo di studenti che corrono il rischio di non essere promossi perché presentano molte gravi insufficienze cala nell’aula una coltre di tensione, si cerca di esprimere un’opinione a favore della non promozione, come per esempio è successo ieri nei confronti di uno studente con 2 in matematica e 2 in fisica, che in un liceo scientifico sono discipline costitutive del corso, e lei si altera, sospende il consiglio, esce dall’aula poi ritorna subito dopo, non si capisce cosa intende con la sospensione del consiglio se poi ritorna in aula dopo due secondi, nel mentre le ricordo che sto soltanto esprimendo la mia opinione e che, come sempre, non accetta un confronto sereno, civile basato su argomentazioni serie.
Addirittura, mi accusa che dietro la mia opinione ci sia altro, anzi uso le sue parole: “motivi trasversali”. Le ricordo che lo studente in oggetto è stato promosso nella disciplina che io insegno.
Trascorsi poco più di venti minuti minaccia di andare al pronto soccorso perché stava sentendosi male.
Non si può lavorare in un clima come questo, così carico di tensione che alcuni insegnanti hanno cambiato opinione in corso d’opera e lo studente è stato promosso.
Lo scrutinio della classe doveva durare mezz’ora ed invece è durato un’ora e mezza a causa dei suoi atteggiamenti che non hanno nulla a che vedere con l’Educazione, con la Scuola anzi direi con la Democrazia. Non promuovere uno studente è diventato un crimine efferato.
E’ chiaro che la ripetenza genera sofferenza, ma promuovere uno studente con gravissime lacune in matematica e fisica dopo aver attivato corsi di recupero è ancora peggio perché si guarda solo al risultato e non a come si è ottenuto.
Ed un educatore è colui che rispetta le regole e i principi educativi cioè è esattamente l’opposto di chi invece guarda solo ai risultati e non a come si ottengono.
Inoltre, vorrei anche farle presente che dietro questo atteggiamento nei confronti della non promozione si cela una cultura della società moderna che tende sempre di più ad eludere la sofferenza come se essa fosse un fatto straordinario.
Ai miei studenti insegno che nella vita c’è sofferenza e non soltanto piacere, la promozione a scuola esiste perché esiste la non promozione, il dolore perché esiste il piacere quindi la sofferenza fa parte della nostra vita ed ignorarla significa non voler vedere, ed esserne consapevoli è il primo passo verso la sua accettazione.
Lettera firmata
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