I silent reading party sono sbarcati in Italia: la tendenza, tutta della Generazione Z, nata negli Stati Uniti, consiste nel radunarsi e mettersi comodi per leggere un libro, rigorosamente in silenzio e soprattutto senza smartphone. Ma non mancano le critiche.
Come riporta La Repubblica, gli eventi di questo tipo stanno proliferando in tutta Italia. “Arrivano persone dai sei ai settanta anni e leggono di tutto: fumetti, test per i concorsi, ma anche tanti classici”, racconta un’organizzatrice. I detrattori definiscono questi raduni puro esibizionismo. “Si fa fatica a comprendere la dimensione comunitaria se non la si pratica – replica la donna –. Trasformare un’esperienza individuale in collettiva è un messaggio politico”.
“La generazione dei boomer fa molta fatica a separarsene – sorride l’attivista –. Chi ci riesce, però, parla di un senso di liberazione”. “Il punto di forza è la possibilità di confrontarti con persone che diversamente incontreresti”, sostiene una book-blogger. “Per tutta la vita mi hanno detto ‘ma perché non vai a divertirti invece di leggere’. La lettura è considerata un’attività da sfigati, ma qui allora lo siamo tutti. Non importa che libro porti, ti senti subito parte di qualcosa”.
Si tratta di un’opportunità o di esibizionismo? Anche le scuole dovrebbero organizzare eventi simili sulla scia di questa tendenza così popolare tra i giovanissimi? O la scuola ha perso la possibilità di attrarre i giovani in questo senso e spingerli a leggere? I docenti devono conoscere questi trend per farli appassionare ancora di più alla lettura e “parlare la loro lingua”?
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