Ogni anno, in Corea del Sud, c’è un giorno in cui il Paese si ferma: i negozi e gli uffici pubblici posticipano l’orario di apertura, il traffico aereo è temporaneamente sospeso, è fatto divieto assoluto di suonare il clacson per strada, i monaci organizzano nei templi sessioni straordinarie di preghiera. Quest’anno, la Corea del Sud si è bloccata il 16 novembre, data in cui circa 600 mila giovani appena diplomati hanno raggiunto le 1183 sedi d’esame sparse nel Paese per sostenere l’esame della vita, il “famigerato” CSAT, (College Scholastic Ability Test), l’esame di ammissione alle università più prestigiose. E se qualcuno fosse stato in ritardo, nessun problema! Ci ha pensato una pattuglia della polizia a scortarlo, in modo da non fargli perdere gli esami.
Tutto questo vi sembra esagerato? Una bizzarria coreana, la stravaganza di un Paese dalla cultura molto diversa rispetta alla nostra?
Sì e no, se pensiamo che si tratta della prova più importante della vita per centinaia di migliaia di giovani. Come ci ricorda il Courrier International, ottenere un buon risultato al test significa molto per i ragazzi coreani: ad esempio, l’accesso a un college di prestigio, che non è soltanto un’opportunità per ottenere una formazione culturale di altissimo livello, ma anche la chiave d’accesso a un’importante carriera. Il test ha una durata complessiva di 9 ore e comprende numerose prove, dalla matematica alle lingue straniere. Ed è proprio durante la prova di comprensione del testo in inglese (della durata di una mezz’oretta) che il traffico aereo è bloccato per evitare che rumori troppo forti possano nuocere agli studenti che svolgono la prova in prossimità degli aeroporti. A questo punto chi scrive non può fare a meno di pensare a tutti gli Esami di Stato ai quali ha partecipato da commissionario interno o esterno, con relativi cantieri in piena attività nelle adiacenze delle scuole, corredati da martelli pneumatici ed escavatrici in azione…
In Corea c’è più rispetto per la scuola, gli esami, gli studi in generale? Mah, la nostra idea è che la società coreana sia altamente (troppo, forse) competitiva, un sistema che schiaccia i più fragili: la Corea del Sud – in base a recenti rapporti OCSE – è uno dei Paesi con il più alto tasso di suicidi, prima causa di morte tra le persone di età compresa tra i 10 e i 24 anni. La ricerca del successo, della riuscita sociale e del benessere economico è inculcata ai giovani fin dalla scuola primaria e ciò determina, in ambito lavorativo o scolastico, ansia e depressione, soprattutto tra gli adolescenti e i giovani.