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Simboli religiosi a scuola: la leggenda del pastore che dorme

Nei presepi napoletani, costruiti secondo le regole tradizionali, c’è sempre un pastorello che dorme beatamente. Questo pastore, nell’immaginario popolare, si chiama Benino.

La leggenda vuole che Benino stia sognando lo stesso presepe in cui dorme, o se volete, stia dormendo nello stesso presepe che sta sognando. E poiché quel presepe è il frutto del suo sogno, svegliare Benino vorrebbe dire l’istantanea estinzione del presepe.

Il sonno di Benino possiede un significato allegorico. Testimonia che una visione liberante, come quella del presepe, può nascere solo dalla fantasia del bambino e dal pensiero magico dei semplici.

Cosa accadrà quando Benino si sveglia? Il presepe andrà in frantumi, lasciando il posto alla convinzione che esso è solo un sogno, non funzionale alla cultura della razionalità produttiva.

Tutto questo, purtroppo, sta accadendo. Ho saputo che negli Stati Uniti, per rispettare le esigenze di una società multietnica e multi religiosa, è proibito allestire presepi nei locali pubblici… Gli stessi preti cattolici non possono esporre il presepe nelle piazze antistanti le loro chiese.

Diciamolo. Un po’ alla volta ci stiamo arrivando anche noi. Io, però, la penso in modo diverso. Sono per il pluralismo e non per il nichilismo. Credo che, anche nella dimensione pubblica, ciascuno debba poter manifestare i propri simboli religiosi. Purché non contrastino con gli autentici valori umani. Non si possono confinare le tradizioni nel privato. Una società senza proposte culturali specifiche, basate sulla continuità storica, è un’astrazione disumana.

Intendiamoci. Con questo non intendo affermare che l’immaginazione fantastica debba essere al centro dei processi mentali. Sarebbe antistorico. La nostra cultura ha posto come forma primaria della certezza conoscitiva la logica, la scienza e la tecnologia. Ma è la stessa ricerca sperimentale che si alimenta della creatività immaginativa. Molte grandi scoperte scientifiche sono nate da ipotesi intuitive di tipo metafisico più che dall’osservazione. Si pensi ai concetti di universo infinito e privo di centri. Questi concetti non sono nati dai calcoli di Copernico o dal binocolo di Galileo, ma dall’intuizione filosofica di un Giordano Bruno.

Voglio dire che la nostra mente deve funzionare a due emisferi. Quello della comprensione globale, dell’immaginazione ipotetica e creativa. E quello della linearità logica e sperimentale. Per l’equilibrio mentale e la fecondità cognitiva, nessuna delle due componenti va mortificata.

Dobbiamo essere un’aquila che vola con tutte e due le ali.

Luciano Verdone

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