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Sindacati chiedono confronto per la riforma della secondaria

Si fa sempre più ferrea e compatta l’opposizione dei sindacati alla riforma della secondaria superiore, già da tempo approvata in sede parlamentare: un po’ tutte le organizzazioni sindacali chiedono al Governo l’avvio di una fase di dibattito e di confronto pubblico sinora mai avviate. La presa di posizione giunge dopo che in questi giorni sono stati resi pubblici i contenuti del decreto legislativo per la riforma del secondo ciclo dell’istruzione: "mentre l’avvio del confronto con le Confederazioni ed i sindacati di categoria – dichiara Enrico Panini, segretario nazionale della Flc-Cgil scuola – deve aspettare il mese di gennaio vengono resi noti dei contenuti della riforma che, se confermati, apriranno inevitabilmente un nuovo fronte di scontro fra la scuola ed il Governo". La Flc-Cgil, il sindacato della scuola con maggior numero di iscritti, contesta innanzitutto la decisione di viale Trastevere di realizzare il decreto "in gruppi ristretti e sconosciuti nella composizione, ovviamente accompagnata da ampie rassicurazioni sull’importanza del dialogo sociale e del confronto. Poi si conferma il passaggio dell’istruzione professionale alle regioni: siamo di fronte ad una scelta sbagliata – conclude Panini – poiché si riesce, in un colpo solo, ad impoverire il futuro sistema dei licei, sempre più distante da ogni dimensione concreta ed esperienziale, e quello dei professionali, sempre più costretti all’addestramento finalizzato all’accesso al mercato del lavoro".
Anche lo Snals-Confsal, attraverso le parole del suo segretario nazionale, seppure con un approccio meno esplicito è preoccupato per gli sviluppi della riforma nella secondaria, soprattutto per il mancato coinvolgimento dei diretti interessati alla riforma: "chiediamo al Governo – dice Fedele Ricciato – un preventivo, immediato e reale confronto sulle politiche del personale nell’attuale fase innovativa". Lo Snals chiede quindi di incentrare maggiormente l’attenzione del decreto "sulle politiche del personale docente che dovrà essere, inevitabilmente, protagonista della riforma".
Secondo i sindacati tra le novità peggiorative che apporterà il decreto, la cui adozione è stata posticipata dal Governo di sei mesi (dal 18 aprile al 18 ottobre 2005), c’è quella che riguarda "la centralità dell’asse umanistico". Secondo Panini "il piano degli insegnamenti sarà infatti caratterizzato, per i contenuti resi noti, dalla scomparsa dei laboratori e dalla riduzione delle materie scientifiche e tecniche. Insomma, risulterebbe confermata e rafforzata l’impostazione gentiliana della nostra scuola anche per il ventunesimo secolo. La cornice entro la quale si collocherà questo provvedimento è contrassegnata dalla riduzione dell’obbligo scolastico di un anno (unico Paese al mondo a fare questa scelta) e dalla netta separazione della scuola secondaria in due canali separati e non comunicanti".
I sindacati ricordano inoltre come nella secondaria superiore alcune recenti ricerche super partes realizzate dall’Ocse e da Pisa (Programme for international student assessment) abbiano rafforzato gli effetti positivi legati dell’incremento dell’istruzione obbligatoria e quelli negativi, sul successo degli studenti, derivanti dall’introduzione di percorsi paralleli, quali i licei da una parte gli istituti professionali dall’altra.
Dal Ministero dell’Istruzione sembrano comunque giungere segnali positivi verso il dialogo: nei giorni scorsi ministro Letizia Moratti ha infatti annunciato che dopo il Natale partirà il confronto con le parti sociali sul decreto riguardante la riforma della scuola secondaria. "Solo dopo il confronto con le parti sociali e con i sindacati scaturiranno le proposte reali relative alla riforma". Il timore dei sindacati, invece, è che i "giochi", relativi ad una riforma già approvata da tempo in Parlamento, siano ormai praticamente fatti.

Alessandro Giuliani

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