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Sindacati convocati dal premier Conte, per disdire lo sciopero servono 5 miliardi e che la Lega rinunci alla regionalizzazione

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Cosa avranno da dire di così urgente ai sindacati il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, tanto da convocarli alla vigilia di Pasqua per un incontro in notturna fissato per il 23 aprile? A chiederselo sono gli stessi rappresentanti dei lavoratori, i quali, nel frattempo, confermano lo stato di mobilitazione e lo sciopero del 17 maggio.

La convocazione

Di sicuro, all’ordine del giorno ci sono i contenuti che sono alla base dello sciopero.

«I rappresentanti delle organizzazioni sindacali in indirizzo – si legge nella convocazione – sono invitati a partecipare all’incontro, concernente l’oggetto, che si terrà il giorno 23 aprile p.v., alle ore 20.00, presso la Sala Verde della Presidenza del Consiglio dei ministri. All’incontro saranno presenti il Presidente del Consiglio dei ministri, prof. Giuseppe Conte, e il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, prof. Marco Bussetti. Per motivi organizzativi si chiede di limitare la partecipazione ad un massimo di due rappresentanti per sigla. Cordialmente».

Turi (Uil Scuola): valuteremo le risposte

Secondo Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, “la convocazione è un elemento assolutamente positivo”, perché l’incontro servirà a verificare “la volontà politica di investire sul sistema scolastico italiano”.

Per il sindacalista, martedì sera “si potrà parlare seriamente di scuola e di futuro economico e sociale del Paese. Farlo con i sindacati è ancora più positivo ed apprezzabile, in quanto si mette in dubbio la disintermediazione dei corpi sociali e si affrontano, invece, i problemi nei loro aspetti reali”.
“In merito al confronto – continua Turi – saranno da valutare le risposte alle questioni che sono alla base dello sciopero generale del 17 maggio, indetto unitariamente su quattro punti ben precisi, intrecciati fortemente tra loro, che meritano risposte ed atti concreti”.

Le richieste

Turi e gli altri sindacalisti verificheranno se c’è la “volontà politica di investire sul sistema scolastico italiano che, in termini di percentuale di PIL è tra gli ultimi posti nell’area euro”.

Entrando nel dettaglio, i sindacati si aspettano azioni del Governo su quattro punti: “sfilare la scuola da improponibili regionalizzazioni; finanziare il fondo per aumentare gli stipendi del personale; mettere in condizione di fare funzionare il sistema con l’eliminazione del precariato di docenti ed ATA; riconoscere il lavoro e la valorizzazione del personale Ata, attraverso la mobilità professionale e la necessaria dotazione di strumenti per rispondere alle molteplici e nuove competenze della scuola dell’autonomia”.

I possibili sviluppi

Indubbiamente, per rispondere ad alcune richieste – stipendi, assunzioni, mobilità professionale – serviranno adeguati finanziamenti. Solo per incrementare i salari di un milione di docenti e personale Ata di un centinaio di euro netti, ad esempio, occorrono almeno 4-5 miliardi di euro l’anno.

Quindi, occorre lo stanziamento di fondi adeguati di cui sinora, ad esempio nel Def, non si è vista l’ombra. E non si tratta di somme facilmente accessibili.

Sulla regionalizzazione, invece, la Lega dovrebbe fare un improbabile passo indietro.

L’impressione è che dal Governo possano arrivare delle prime aperture: spetterà ai sindacati valutare per dare fiducia all’esecutivo gialloverde e, quindi, se basteranno per tornare sui loro passi a proposito delle proteste programmate per le prossime settimane.