l no dei sindacati al progetto di riforma della scuola varato ieri dal Consiglio dei Ministri è pressochè unanime.
Durissimo e battagliero il comunicato degli Unicobas: "La scuola – dichiara il segretario nazionale Stefano D’Errico – si trasforma in struttura per privilegiati, lasciando la massa in pasto alle scuole private".
La risposta, secondo l’Unicobas, è una sola: grande mobilitazione di insegnanti e studenti in occasione dello sciopero generale del 15 febbraio.
Non meno duro è il giudizio di Cgilscuola.
Secondo Enrico Panini "la controriforma della scuola approvata dal Consiglio dei Ministri riporta l’orologio del nostro Paese indietro di decenni, quando studiare era un privilegio per pochi e lavorare precocemente una certezza per tanti".
E, forse nell’intento di creare un po’ di scompiglio fra la maggioranza, Panini aggiunge: "Siamo di fronte ad un liberismo sfrenato che riduce a cenere le grandi tradizioni culturali e pedagogiche del pensiero cattolico e del pensiero laico che hanno informato positivamente la nostra scuola per decenni garantendo l’istruzione a tutti". Si cerca insomma di fare leva sul fatto che – all’interno della maggioranza – non tutti sono entusiasti dell’idea di anticipare a due anni e mezzo l’ingresso nella scuola dell’infanzia; sembra che fino all’ultimo lo stesso ministro Giovanardi (CCD) abbia cercato di far togliere dal provvedimento questo passaggio.
D’altronde sulla questione dell’anticipo a due anni e mezzo anche gli altri sindacati sono nettamente contrari.
Cisl e Snals appuntano invece le proprie critiche soprattutto sulle modalità che il Governo intende utilizzare per approvare la legge: il Parlamento sarà chiamato in tempi brevi a pronunciarsi su una legge-delega, mentre i singoli provvedimenti saranno demandati alla decretazione secondaria.
"L’uso della delega – sostiene Daniela Colturani della Cislscuola – contraddice la ricerca del massimo consenso politico e sociale; recuperare l’uso della delega nella fase decisiva significa contraddire platealmente le dichiarazioni ripetutamente fatte sulla ricerca del massimo consenso politico e sociale intorno alla Riforma della scuola".
E infine c’è la questione del rapporto programmi nazionali-programmi regionali: secondo la Uilscuola si tratta di un "vero pasticcio", anche perché in questo modo alle scuole non resterà più nulla da decidere in fatto di curricoli.
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