Nella giornata del 28 giugno Flc-Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola, firmatari del contratto nazionale di lavoro siglato in via definitiva il 19 aprile scorso, hanno dato disdetta del Contratto stesso che scade il prossimo 31 dicembre.
Già al momento della firma i sindacati avevano rimarcato che si trattava di un “contratto ponte” che sarebbe dovuto servire per dare il via ad una nuova politica normativa e retributiva per il personale della scuola.
Adesso, con il cambio di Governo, i sindacati si aspettano che si passi dalle parole ai fatti anche se non sarà facile trovare le risorse economiche necessarie per dare risposta alle richieste del mondo della scuola.
Va peraltro ricordato che sugli aumenti che il contratto di aprile ha riconosciuto al personale pende ancora la questione della “perequazione” che, a partire da gennaio, potrebbe determinare una diminuzione significativa degli stipendi di almeno 500mila dipendenti fra Ata e docenti.
Già solo per risolvere questo problema il nuovo Governo dovrà mettere insieme diverse centinaia di milioni di euro (in analoga situazione sono infatti anche tutti gli altri comparti del pubblico impiego) ed appare quindi piuttosto improbabile che si riesca a parlare in tempi rapidi di aumenti stipendiali significativi.
Anche perché, a quanto se ne sa, il Ministero è attualmente impegnato a “rastrellare” risorse per poter affrontare e risolvere i problemi dei diplomati magistrale e del precariato più in generale (compreso il tema del potenziamento nella scuola dell’infanzia).
C’è anzi chi già parla di esaminare a fondo tutte le voci di spesa del bilancio del Miur (dalle spese per la formazione fino a quelle della carta del docente) per riuscire a garantire qualche migliaio di posti in più per il prossimo anno.