In questi mesi le scuole e le piazze sono state l’epicentro della straordinaria mobilitazione contro il Disegno di legge della cosiddetta buona scuola. L’unità di tutte le organizzazioni sindacali, il protagonismo delle RSU, la grande partecipazione degli studenti, hanno costituito le condizioni perché si realizzasse questa grande e radicata mobilitazione, che ha avuto i suoi culmini nella splendida riuscita dello sciopero del 5 maggio e nella grande adesione allo sciopero degli scrutini.
La manifestazione di oggi, giovedì 25, giorno della fiducia posta dal governo, costituisce il logico e naturale sviluppo delle mobilitazioni di questi mesi ma soprattutto anche l’avvio di nuove iniziative di lotta che riprenderanno con la stessa costanza e tenacia dall’inizio del prossimo anno scolastico.
Non si risolvono i problemi della scuola italiana con le chiamate dirette da parte dei dirigenti scolastici, con gli sgravi fiscali per chi iscrive i figli nelle scuole private, con le pesanti deleghe in bianco affidate al governo (per la riforma 0-6 anni, per il sostegno agli alunni diversamente abili, per il diritto allo studio), cancellando contemporaneamente il contratto nazionale e stabilizzando solo una parte di tutti quei precari che lavorano nelle scuole italiane, abbandonando gli altri ad un futuro senza certezze e di fatto espellendoli dalla scuola in cui lavorano.
Anche gli studenti rivendicano una scuola giusta che riparta da sette priorità: un nuovo diritto allo studio col fine di raggiungere la piena gratuità dell’istruzione; un’alternanza scuola-lavoro finanziata e qualificata; finanziamenti per il rilancio della scuola pubblica; una riforma della valutazione in chiave democratica; investimenti sostanziosi sull’edilizia scolastica; un ripensamento radicale dell’autonomia scolastica; una riforma dei cicli scolastici, dei programmi e della didattica.
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