Sindacati in pressing sul Governo: sulla Scuola non si può stare fermi
Non ci eravamo sbagliati. Dopo un paio di settimane di inviti ad invertire la rotta, i sindacati della scuola hanno deciso di cambiare “tattica”. Visto che il Governo ha prestato attenzione alla scuola solo a parole, e nemmeno sempre, il 13 maggio – ad un mese dal termine dell’anno scolastico – le organizzazioni che rappresentano i lavoratori si sono rivolti al nuovo esecutivo con toni decisamente più decisi.
Aveva iniziato la Cisl Scuola, con il leader Francesco Scrima. Nel corso della giornata, si è fatto sentire poi il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, che si è rivolta al Governo riconrdandogli che “non può ignorare tra le priorità la scuola pubblica”. Pantaleo ha ribadito che “dopo i tagli epocali della Gelmini e quelli della spending review del Governo Monti è necessario investire in istruzione, formazione e ricerca. Invece l’effetto dei tagli e delle controriforme di questi anni rischiano di avere effetti devastanti anche nel futuro. Aumento degli organici, piano di stabilizzazione per i precari, edilizia scolastica, messa in sicurezza delle scuole, rinnovo dei contratti nazionali , valorizzazione professionale, rivisitazione del regolamento sulla valutazione e della funzione dell’Invalsi, lotta alla dispersione scolastica e Mezzogiorno sono le priorità fondamentali per ridare dignità e funzione sociale alla scuola pubblica. La Ministra Carrozza attivi immediatamente – chiede Pantaleo – il tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali su questi temi che hanno bisogno di condivisione. Non é più tempo di annunci ma di fatti!”.
Anche Massimo Di Menna, segretario della Uil Scuola, ha spiegato i motivi per cui “non si può più perdere tempo. Serve una politica di interventi e di sostegno alla scuola pubblica con un graduale avvicinamento agli standard europei nel rapporto tra spesa per l’istruzione e spesa pubblica”. Il sindacalista ha colto l’occasione per ricordare che l’Italia “risulta all’ultimo posto in Europa per percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura (1,1% fronte del 2,2% dell’Ue a 27) e al penultimo posto, seguita solo dalla Grecia, per percentuale di spesa in istruzione (l’8,5% a fronte del 10,9% dell’Ue a 27)”. “Vanno predisposte – ha continuato – misure che portino al riconoscimento del lavoro a partire dal rinnovo del contratto per il triennio 2014-16 e a un piano triennale di adeguamento degli stipendi, ormai non più sostenibili per una professione così importante. La scuola – aggiunge – ha bisogno di stabilità. Serve un piano di immissioni in ruolo sui posti vacanti in organico di diritto; incarichi pluriennali; organico funzionale pluriennale; reti di scuola”. Secondo il leader della Uil “sarebbe il momento anche di operare una vera ‘rivoluzione ministeriale’ che trasformi il ministero da organo di gestione a struttura servente, di supporto e monitoraggio con una forte caratterizzazione tecnico-professionale”. ” Ci sono misure che possono essere realizzate subito, per essere operative – ha assicurato Di Menna – dal prossimo anno scolastico: le immissioni in ruolo per il personale Ata, l’organico di rete, l’individuazione delle risorse per il pagamento degli scatti di anzianità per il terzo anno (2012) del blocco contrattuale. Non si può stare fermi. Non sono permesse distrazioni su un tema così delicato come la scuola. Il Governo – ha concluso il sindacalista – apra subito un confronto con il sindacato. Nella scuola occorre passare dalle elencazione dei problemi alle soluzioni possibili”.