Sarebbero fra i tre e i quattro milioni gli iscritti “fantasma”, su un numero complessivo di oltre 20 milioni di lavoratori iscritti ai sindacati. Non nel pubblico, perché l’Aran certifica le deleghe sindacali sigla per sigla, ma nel settore privato, dove i sindacati dichiarano i propri iscritti per “autocertificazione”, gonfiando i numeri.
A dare l’allarme Marco Paolo Nigi, segretario generale della Confsal, la Confederazione di sindacati autonomi di cui fa parte anche lo Snals Scuola. Quello che non gli va giù è di essere stato escluso dal tavolo di relazione col Governo messo in piedi sulla riforma del mercato del lavoro, pur rappresentando oltre un milione di iscritti “veri”. Se la prende con “sigle sindacali più che modeste per numeri, ma molto supportate politicamente”, come scrive nel comunicato stampa del 22/2/2012. Non lo dice apertamente, ma il bersaglio è l’UGL, che siede al tavolo col Governo pur avendo solo lo 0,7% di iscritti nel pubblico, scarsa rappresentanza nel territorio, iscritti “dichiarati” nel privato, ma con buoni sponsor politici.
La battaglia di Nigi è cominciata un mese fa, con una intervista a Italia Oggi nella quale aveva parlato senza mezzi termini. È tornato di nuovo sull’argomento chiedendo un’operazione trasparenza sul numero reale degli iscritti ai sindacati, con accertamento delle deleghe anche nel privato, in modo da porre fine alla pratica dell’autocertificazione.
L’obiettivo è di partecipare a pieno titolo al confronto col Governo sulla riforma del mercato del lavoro. La battaglia contro “l’opacità delle cifre” va a favore della democrazia e dei lavoratori, sostiene Nigi, ed è fondamentale non solo per l’autonomia dei sindacati ma anche per la loro forza, la loro unità e la loro credibilità: “ Noi non portiamo avanti un discorso di esclusione di un sindacato piuttosto che di un altro, ma esigiamo che al tavolo si siedano le organizzazioni che possono certificare la loro reale rappresentanza e quindi la loro rappresentatività”.