La tregua è durata un mese. A poco più di ventiquattrore dallo sciopero generale della scuola, la Flc-Cgil non reputa soddisfacente la soluzione prospettata dal Governo per salvare gli scatti di anzianità del 2011, attraverso 300 milioni di euro sottratti dal Fondo d’Istituto da destinare alle scuole. Il sindacato di Mimmo Pantaleo conferma quindi la volontà di fermarsi per la seconda volta in dieci giorni.
“Non è una soluzione, ma il gioco delle tre carte”, tuona il segretario generale della Flc-Cgil, perché “l’onere del pagamento si scarica sui lavoratori che dovranno rinunciare a una parte del salario accessorio, quello finalizzato al miglioramento dell’offerta formativa cioè il valore aggiunto alla didattica. Gli scatti verranno pagati dagli stessi lavoratori ma anche dagli studenti che avranno meno offerta formativa. L’autonomia scolastica e il patto sociale con le famiglie ne escono calpestati”.
Pantaleo sostiene che “secondo il Ministro Grilli, novello Marchionne, questo ‘impegno’ del Governo dovrà essere compensato da un aumento della produttività del personale docente e Ata: vale a dire lavorare di più a parità di salario”. Ma ci sono anche altre ragioni per le quali la Flc-Cgil “conferma lo sciopero e la manifestazione a Roma in Piazza Farnese il 24 novembre e chiede ai lavoratori e alle lavoratrici, agli studenti e ai cittadini di aderire in massa per difendere la scuola pubblica e la dignità del lavoro: il Governo tace invece su precariato e piano di stabilizzazioni docenti e Ata, tagli agli organici, finanziamenti alla scuola pubblica, docenti inidonei e rinnovo del contratto bloccato da oltre tre anni”.
Nessun riferimento viene fatto da Pantaleo agli altri sindacati. E alla loro scelta di fermare la mobilitazione indetta sei settimane prima. A rispondere a stretto giro di posta è invece la Cisl Scuola del Lazio. Che con un lungo comunicato sostiene che sono risorse contrattuali, soldi dei lavoratori della scuola, destinati a pagare loro prestazioni, che sono “capziose e tendenziose le affermazioni che ciò avverrebbe a danno dei lavoratori e financo degli stessi studenti che vedrebbero sottrarsi quote di offerta formativa. Al netto del finanziamento degli scatti di anzianità, il fondo di istituto avrà una consistenza di un miliardo e 47 milioni di euro, a fronte del miliardo e 347 milioni del 2011/12. Quindi, come da scheda tecnica allegata, una volta pagati gli ex IDEI (163 milioni), le ore eccedenti (29,35 milioni), e la pratica sportiva (60 milioni), rimangono 800 milioni per le attività aggiuntive”.
La Cisl Scuola laziale, guidata da Vincenzo Alessandro, ritiene che siamo di fronte a “risorse adeguate per un’offerta di progetti ed attività aggiuntive più che dignitosa, come ben sa chi quotidianamente conduce le trattative di istituto e si trova a constatare quanta parte del fondo dell’istituzione scolastica (FIS) non venga spesa, oppure venga deviata verso usi impropri (pagamento delle supplenze o delle ore eccedenti, esorbitanti spese di staff e quant’altro), a danno, questa volta davvero, degli operatori della scuola. Quella adottata, peraltro, era l’unica soluzione possibile per una trattativa difficilissima, che ancora una volta ha fatto salvo il valore del contratto nazionale di lavoro, nei confronti di un governo tecnico che, sulle orme di quello politico che l’ha preceduto, aveva determinato la fine di un istituto contrattuale senza porre mano alla trattativa contrattuale, ma affermando il potere (in questo caso: il prepotere) della legge, alla faccia degli assetti stabiliti”.
La Cisl Scuola laziale, guidata da Vincenzo Alessandro, ritiene che siamo di fronte a “risorse adeguate per un’offerta di progetti ed attività aggiuntive più che dignitosa, come ben sa chi quotidianamente conduce le trattative di istituto e si trova a constatare quanta parte del fondo dell’istituzione scolastica (FIS) non venga spesa, oppure venga deviata verso usi impropri (pagamento delle supplenze o delle ore eccedenti, esorbitanti spese di staff e quant’altro), a danno, questa volta davvero, degli operatori della scuola. Quella adottata, peraltro, era l’unica soluzione possibile per una trattativa difficilissima, che ancora una volta ha fatto salvo il valore del contratto nazionale di lavoro, nei confronti di un governo tecnico che, sulle orme di quello politico che l’ha preceduto, aveva determinato la fine di un istituto contrattuale senza porre mano alla trattativa contrattuale, ma affermando il potere (in questo caso: il prepotere) della legge, alla faccia degli assetti stabiliti”.
Nelle stesse ore anche il segretario generale della Cisl Scuola, Francesco Scrima, aveva sottolineato che “sospendere uno sciopero perché sono stati raggiunti gli obiettivi a cui era rivolto non è segno di debolezza, ma di elementare serietà”. Ricordando che gli obiettivi non sono certo tutti raggiunti e che nelle scuole l’amarezza è ancor tanta. Ma anche che “c’è chi quel disagio lo assume come pretesto per motivare sempre e comunque ogni agitazione”.
Anche Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, poco prima, si era espresso sulla stessa sintonia d’onda: “il confronto negoziale paga sempre al contrario di chi nel movimento sindacale insegue ancora soluzioni velleitarie o cavalca i movimenti con motivazioni politiche”.
Il sindacato del Lazio, in piena sintonia con Scrima e Bonanni, conclude una “stoccata” finale. Sempre rivolta agli amici-nemici della Flc-Cgil: “sospendere lo sciopero quando si sono raggiunti gli obiettivi è il chiaro indice della missione compiuta. Qualcuno lo dica agli irriducibili, per evitare loro il destino del tenente giapponese Hiroo Onoda , che, asserragliato in un’isola sperduta nelle Filippine, accettò solo nel 1974 di riconoscere che la seconda guerra mondiale era finita”.