Sindacati, lo scontento cresce: la mobilitazione è dietro l’angolo

Sul fronte della scuola l’impressione è che si stia procedendo davvero verso un autunno “caldo”. Con i sindacati più rappresentativi che prima ancora di leggere i contenuti del decreto legge sul comparto in approvazione, fissato per il 9 settembre in Consiglio dei ministri, già ipotizzano una mobilitazione dei lavoratori da attuare a partire dal mese di ottobre. Un’azione che, tra l’altro, potrebbe unirsi alle proteste spontanee di questi giorni. Ma anche ai presidi sostenuti dai Cobas, soprattutto per tenere alta l’attenzione su inidonei e Quota96.
Le motivazioni perché ciò avvenga sono diverse. La prima è nella “doccia fredda”, arrivata a cavallo di Ferragosto, sul blocco stipendiale: mentre, infatti, gli stessi sindacati della scuola continuavano la loro opera di mediazione per recuperare gli scatti di anzianità del personale del triennio 2010-2012, che vale la pena ricordare rappresenta anche l’unica forma di carriera possibile per il 90 per cento di docenti e Ata, il Governo pensava bene di prorogare di un ulteriore anno lo stop al rinnovo contrattuale. La decisione è stata mal digerita da tutti i rappresentanti dei lavoratori, tanto da ricompattarsi (almeno su questo argomento) dopo un lungo periodo di dissidi (soprattutto tra Cgil e Cisl).
Fatto sta che il 6 settembre i leader dei sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda si sono riuniti a Roma. E al termine dell’incontro hanno espresso un netto dissenso proprio rispetto ai provvedimenti che bloccano il rinnovo dei contratti e gli scatti di anzianità: secondo quanto riportato, attraverso un documento unitario, hanno tenuto a precisare che lo stop all’adeguamento degli stipendi rappresenta “di fatto un’intollerabile doppia penalizzazione per i lavoratori del comparto”. La contrarietà verso l’operato del Governo è alta: “non c’è inoltre alcuna disponibilità – affermano Domenico Pantaleo, Francesco Scrima, Massimo Di Menna, Marco Paolo Nigi e Rino Di Meglio – all’ipotesi ventilata dal Governo di un negoziato per il rinnovo contrattuale che riguardi la sola parte normativa; è infatti possibile negoziare anche la parte economica, tenendo conto delle condizioni finanziarie previste per il 2014, considerando che il contratto è triennale”.
I sindacalisti tengono poi a sottolineare che “ridare centralità alla contrattazione nazionale, sia sulla parte economica che normativa, contribuirebbe a rasserenare un clima pervaso da tempo da forti tensioni, valorizzando il protagonismo e la professionalità del personale con un contratto di lavoro di segno innovativo”.
La richiesta dei sindacati è allora quella di una convocazione in tempi rapidi da parte del Governo: se ad ottobre, quando si svolgerà un’assemblea nazionale, alla quale prenderanno parte congiuntamente gli organismi nazionali dei sindacati scuola, non dovessero esservi delle novità positive, sarà praticamente inevitabile “l’avvio di eventuali iniziative sindacali di mobilitazione”.
A far tornare i sindacati sui loro passi potrebbe essere l’approvazione di un soddisfacente decreto sulla scuola. Ma anche questo “binario” sembra che non porti da nessuna parte: Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda chiedono infatti di “rafforzare e assicurare stabilità agli organici e al rapporto di lavoro attraverso un nuovo piano triennale, la stabilizzazione dei precari, l’immissione in ruolo del personale Ata, la tutela dei diritti, questione inidonei e quota 96, il sostegno e valorizzazione della professionalità, tutti elementi necessari per rafforzare la qualità del nostro sistema di istruzione”. A quanto ci risulta, saranno pochi i punti auspicati che il dl dovrebbe contenere.
In ogni caso, “subito dopo l’approvazione del decreto, i segretari generali ritengono necessario un incontro con il ministro nel quale affrontare tutte le questioni aperte, e tra queste la certificazione da parte dei ministeri dell’Istruzione e dell’Economia delle risorse da destinare al pagamento, per il terzo anno, degli scatti di anzianità”.
L’impressione è che le richieste fatte dai sindacati (seppure plausibili) siano troppo ambiziose per le possibilità del Governo. Per questo, probabilmente, la mobilitazione diventerà presto più di una minaccia.

 
Alessandro Giuliani

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