I sindacati insistono: l’accanimento del governo contro i dipendenti della scuola non è giustificato, passi il mancato rinnovo contrattuale ma lo stop agli scatti di anzianità deve rientrare. Altrimenti la mobilitazione diventerà sempre più insistente. Il concetto è stato ribadito il 5 giugno durante tre distinti appuntamenti.
Il primo, nella mattinata, è stato organizzato dalla Cisl, che ha riunito a Roma, presso l’hotel Ergife, i quadri e i delegati di tutte le categoria. A fare da banco è stata proprio la scuola. Per il segretario generale, Raffaele Bonanni, il blocco degli scatti per i suoi dipendenti è davvero “ingiusto, perché sperequante rispetto a tutti gli altri nel pubblico impiego ma anche perfino più pesante rispetto alle decurtazioni che ci sono state per i papaveri dello Stato: su questa vicenda – ha continuato il sindacalista – bisognerà trovare una soluzione nuova e il 15 saremo mobilitati con tutti i sindacati che vogliono fare solo sindacato e non mischiarsi nell’agone politico (il riferimento era chiaramente alla Flc-Cgil che non aderirà alla mobilitazione ndr)”.
Per la Cisl ci sono comunque ancora delle possibilità che il provvedimento possa rientrare. Ed i precedenti non mancano: “spero – ha sottolineato il leader della Cisl – che il Governo possa tornare indietro come è tornato indietro sulla vicenda del Tfr“.
Toni aspri anche a piazza Santi Apostoli, sempre a Roma ma nel pomeriggio, dove alcune centinaia di docenti hanno partecipato ad una manifestazione nazionale indetta dalla Gilda. Il sindacato autonomo degli insegnanti ha annunciato che se la finanziaria passerà alla Camera e al Senato così come è stata presentata e firmata dal Capo dello Stato, verrà sicuramente impugnata: “lo faremo per incostituzionalità – ha detto il coordinatore nazionale della Gilda, Rino Di Meglio, intervenendo dal palco – perché il testo viola i principi di eguaglianza e di non retroattività delle leggi”. Secondo il primo rappresentante della Gilda il blocco del contratto e la contemporanea abolizione degli scatti stipendiali senza alcuna possibilità di recupero per un triennio comporterebbe per gli insegnanti una “perdita economica che va da un minimo di 700 euro a un massimo di 2.700 euro all’anno per i ‘anziani’. Per le altre categorie, come per esempio i magistrati, ciò non avviene“. Lo scontento tra il personale è tale che la Gilda sta pensando ad programma di mobilitazione che durerà per tutto il prossimo anno scolastico. Secondo il coordinatore del sindacato autonomo “è arrivato il momento di ribellarsi e di combattere con tutte le armi a disposizione, perché è chiaro che l’obiettivo del governo è smantellare la scuola pubblica statale a favore di quella privata“.
Per la Cisl ci sono comunque ancora delle possibilità che il provvedimento possa rientrare. Ed i precedenti non mancano: “spero – ha sottolineato il leader della Cisl – che il Governo possa tornare indietro come è tornato indietro sulla vicenda del Tfr“.
Toni aspri anche a piazza Santi Apostoli, sempre a Roma ma nel pomeriggio, dove alcune centinaia di docenti hanno partecipato ad una manifestazione nazionale indetta dalla Gilda. Il sindacato autonomo degli insegnanti ha annunciato che se la finanziaria passerà alla Camera e al Senato così come è stata presentata e firmata dal Capo dello Stato, verrà sicuramente impugnata: “lo faremo per incostituzionalità – ha detto il coordinatore nazionale della Gilda, Rino Di Meglio, intervenendo dal palco – perché il testo viola i principi di eguaglianza e di non retroattività delle leggi”. Secondo il primo rappresentante della Gilda il blocco del contratto e la contemporanea abolizione degli scatti stipendiali senza alcuna possibilità di recupero per un triennio comporterebbe per gli insegnanti una “perdita economica che va da un minimo di 700 euro a un massimo di 2.700 euro all’anno per i ‘anziani’. Per le altre categorie, come per esempio i magistrati, ciò non avviene“. Lo scontento tra il personale è tale che la Gilda sta pensando ad programma di mobilitazione che durerà per tutto il prossimo anno scolastico. Secondo il coordinatore del sindacato autonomo “è arrivato il momento di ribellarsi e di combattere con tutte le armi a disposizione, perché è chiaro che l’obiettivo del governo è smantellare la scuola pubblica statale a favore di quella privata“.
Un forte segnale di protesta è giunto, infine, dai Cobas. Alla vigilia di una forma di sciopero insolita per la scuola, quello degli scrutini, che potrebbe rivelarsi un flop ma anche un ‘megafono’ contro i tagli e la manovra Finanziaria più potente delle manifestazioni, il sindacato ha sfilato per le vie della capitale, da piazza della Repubblica a piazza Barberini: il portavoce nazionale, Piero Bernocchi, ha detto che quello che vorrebbe attuare il Governo verso i lavoratori della scuola è un “furto da 6.000 euro l’anno”.
I prossimi appuntamenti anti-manovra, a livello nazionale, sono la manifestazione della Cgil del 12 giugno. E poi la protesta, specifica per la scuola, del 15 giugno indetta unitariamente da Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals-Confsal (forse anche la Gilda).
Intanto dal Governo si registra una lieve apertura da parte del premier: “La manovra – ha detto Silvio Berlusconi – era necessaria; altri di fronte a questa non certo facile situazione, avrebbero traccheggiato gettandosi questi problemi alle spalle come, del resto, hanno sempre fatto in passato contribuendo così, in misura abnorme, alla crescita del nostro debito pubblico, quello che oggi, tra mille difficoltà, noi ci troviamo a dover gestire”. Berlusconi ha quindi specificato che al Governo sono “pronti ad ascoltare proposte. Non aumentiamo le tasse né toccheremo scuola, sanità e pensioni”. Evidentemente gli stipendi del personale non vengono intesi dal premier come un argomento che riguarda direttamente il settore. E’ improbabile che i diretti interessati possano essere d’accordo.
Intanto dal Governo si registra una lieve apertura da parte del premier: “La manovra – ha detto Silvio Berlusconi – era necessaria; altri di fronte a questa non certo facile situazione, avrebbero traccheggiato gettandosi questi problemi alle spalle come, del resto, hanno sempre fatto in passato contribuendo così, in misura abnorme, alla crescita del nostro debito pubblico, quello che oggi, tra mille difficoltà, noi ci troviamo a dover gestire”. Berlusconi ha quindi specificato che al Governo sono “pronti ad ascoltare proposte. Non aumentiamo le tasse né toccheremo scuola, sanità e pensioni”. Evidentemente gli stipendi del personale non vengono intesi dal premier come un argomento che riguarda direttamente il settore. E’ improbabile che i diretti interessati possano essere d’accordo.
Segnali di speranza giungono anche dal ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, che in un’intervista al ‘Corriere della sera’ ha detto: “senza peggiorare i saldi, dobbiamo premiare gli insegnanti meritevoli e non produrre iniquità rispetto all’attuale sistema degli scatti di anzianità“.