I sindacati della scuola Flc Cgil, Cisl Fsur, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e FGU Gilda Unams, scenderanno in piazza l’8 giugno e annunciano lo sciopero a seguito dello stato di agitazione già in atto.
Come si legge sul verbale di mancata conciliazione a seguito dell’incontro avvenuto fra MI e organizzazioni sindacali, i temi che portano allo sciopero sono tanti, ma su tutti “la forte amarezza e contrarietà per la conclusione della vertenza relativa al precariato dei docenti con 36 mesi di servizio“, scrivono i sindacati, “ribadendo, ancora una volta, la necessità di interventi per assicurare alle scuole tutti i docenti necessari, attraverso un percorso per soli titoli che valorizzi l’esperienza e la professionalità come anche la mancata attenzione per un apposito percorso di abilitazione semplificato rivolto a tutto il personale docente, anche già di ruolo. Inaccettabile, inoltre, tenuto conto dell’assoluto bisogno di docenti specializzati, l’assenza di opportune soluzioni per assicurare l’immediata stabilizzazione del personale di sostegno con il titolo”.
Le Organizzazioni Sindacali, inoltre, “osservano come sia indispensabile un preciso impegno politico al fine di rimettere la scuola al centro del progetto del rilancio del Paese sia con opportuni investimenti, che si ritengono, allo stato attuale, fortemente carenti ed assolutamente insufficienti per i bisogni, sia con gli indispensabili incrementi di organici del personale per consentire a tutti gli studenti e le studentesse una serena e fattiva ripresa delle attività didattiche”.
Lo sciopero sarà proclamato per l’intera giornata e riguarderà sia il personale docente e ATA sia a tempo indeterminato che determinato, ma anche i Dirigenti Scolastici.
Di seguito il comunicato unitario dei sindacati:
Si è svolto oggi in videoconferenza l’incontro col Ministero dell’Istruzione per il tentativo di conciliazione chiesto dai sindacati a seguito della proclamazione dello stato di agitazione. L’incontro, presieduto dal Capo di Gabinetto, Dott. Luigi Fiorentino, ha lasciato del tutto insoddisfatte le organizzazioni sindacali che l’avevano richiesto, rappresentate dai loro segretari generali.
Eccezion fatta per l’aggiornamento delle graduatorie dei supplenti, proposta che aveva già trovato risposta risolutiva nel testo di conversione del Decreto Scuola approvato nei giorni scorsi dal Senato, su tutte le altre questioni esposte nella lettera inviata per il tentativo di conciliazione le Organizzazioni Sindacali hanno dovuto prendere atto della totale assenza di precisi impegni da parte dell’Amministrazione.
In modo particolare, nessuna disponibilità rispetto alla richiesta di un potenziamento degli organici del personale docente e ATA, la cui necessità è resa evidente dai contenuti del documento con cui il Comitato Tecnico Scientifico indica le misure indispensabili per un riavvio in sicurezza delle attività in presenza, fissando parametri di distanziamento che imporranno un’articolazione del lavoro su gruppi ridotti di alunni. Tale documento, nel fornire un dettagliato quadro della situazione di cui si dovrà tenere conto nel programmare la riapertura delle scuole dal prossimo settembre, alla luce di tutte le precauzioni da adottare per prevenire rischi di contagio, ha reso ancor più evidente l’insufficienza delle risorse destinate al sistema d’istruzione per fronteggiare l’emergenza; per consentire di far fronte all’accresciuto fabbisogno di docenti e collaboratori scolastici, oltre che alla necessaria dotazione di materiali igienico sanitari e di DPI per alunni e personale, occorre infatti prevedere un loro sostanzioso incremento. Se davvero si vuol tornare in sicurezza alle attività in presenza, non bastano piccoli aggiustamenti, servono investimenti straordinari.
Ugualmente non accolte, nell’incontro di oggi, tutte le richieste avanzate dai sindacati: garantire il rigoroso rispetto del limite di 20 alunni per classe in caso di presenza di allievi con disabilità, rivedere almeno nella presente emergenza i parametri per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche, provvedere alla messa in sicurezza degli edifici, promuovere modifiche normative che sottraggano i Dirigenti Scolastici da responsabilità improprie in merito alla manutenzione degli edifici, incrementare le risorse del FUN per la Dirigenza, prevedere un concorso riservato agli assistenti amministrativi facenti funzione di DSGA. Tutto ciò si aggiunge alla mancata attuazione degli impegni che avrebbero consentito a molti precari con almeno tre anni di servizio una stabilizzazione del rapporto di lavoro già il prossimo settembre, così come non vi è alcuna certezza sulle risorse da destinare al rinnovo del Contratto per il triennio 2019-21.
Dall’esito totalmente negativo del tentativo di conciliazione consegue la decisione dei sindacati di indire lo sciopero di tutto il personale della scuola statale per l’intera giornata di lunedì 8 giugno. È una decisione assunta nella piena consapevolezza del carattere straordinario della situazione in cui la scuola si trova costretta a operare, in un contesto di generale emergenza per l’intera collettività, nel quale tuttavia sono emersi con ancor più evidenza ritardi e carenze da cui il nostro sistema è afflitto per la mancanza di un adeguato livello di investimento, evidenziato più volte negli ultimi anni nelle indagini e nei confronti internazionali. Proprio per questo si fa oggi ancor più pressante la necessità di ridare a istruzione e formazione la dovuta centralità nelle scelte politiche, perché il superamento dell’attuale emergenza, con un ritorno in piena sicurezza alle attività in presenza, segni anche per il sistema scolastico un momento importante di rinnovamento e di crescita.
È forte il timore per la riapertura delle scuole, mancando ad oggi un progetto chiaro e ben definito sulle modalità con cui tornare all’attività didattica in presenza. Il personale della scuola ha dato in questi mesi una grande prova di responsabilità, senso civico, passione per il proprio lavoro: non possono essere queste le uniche risorse su cui far conto, è il momento che faccia fino in fondo la sua parte chi ha la responsabilità di governare il Paese.