Si sono impegnati a fondo e, alla fine, ce l’hanno fatta: i ministri Carrozza e Saccomanni sono finalmente riusciti a raggiungere l’obiettivo di mettere d’accordo tutti i sindacati, dalla Cisl allo Snals e fino alla Cgil che sembrava ormai orientata ad andare avanti per la propria strada.
L’accordo fra i 5 sindacati che siedono al tavolo delle trattative nazionali si sta realizzando su una questione relativamente limitata ma pur sempre significativa: il taglio del fondo di istituto e la mancata soluzione della questione delle posizioni economiche. Se poi ci mettiamo dentro anche il problema del fondo unico nazionale dei dirigenti scolastici possiamo tranquillamente affermare che l’intesa fra le diverse sigle si estende anche all’ANP.
In realtà, per ora, l’accordo fra i sindacati non è del tutto perfezionato perché le iniziative di mobilitazione e di protesta sono ancora frammentate. Per esempio sulle questioni dei dirigenti scolastici c’è uno sciopero Cgil, Cisl,Uil e Snals per il 14 febbraio al quale però non aderisce Anp che aveva già organizzato un affollato sit-in in viale Trastevere a Roma, nel mese di gennaio.
In questi giorni Flc-Cgil ha proclamato l’astensione da tutte le attività aggiuntive di docenti e ATA dal 21 febbraio al 22 marzo, mentre tutte le altre sigle hanno diffidato Miur e MEF dal procedere al recupero degli aumenti legati alle posizioni economiche ATA dando avvio alla procedura di conciliazione; e c’è anche l’annuncio che, in caso di mancato accordo, gli ATA si asterranno da ogni attività aggiuntiva. Ma, il mancato accordo è nei fatti perché arrivati ormai alla metà di febbraio è impossibile bloccare il recupero degli aumenti già attribuiti.
Ma quali potrebbero essere i prossimi sviluppi della vicenda?
Difficile prevederlo perché la questione si intreccia con le vicende politiche più generali. Una possibilità è che in occasione dell’ormai quasi certo “rimpasto” di Governo il ministro Carrozza potrebbe essere immolata con l’accusa di non essere riuscita a dialogare con il mondo della scuola.
Il problema è che, al momento attuale, risulta difficile pensare ad un ministro dell’istruzione capace di dialogare con docenti, ata, dirigenti scolastici e famiglie al quale però non vengano assegnate risorse finanziarie adeguate.
Anzi, quasi certamente il futuro Presidente del Consiglio farà fatica a trovare un nuovo Ministro da mettere al posto di Carrozza che magari, proprio per questo motivo, correrebbe il rischio di rimanere ancora a viale Trastevere ma solo per fare da parafulmine alla incapacità del Governo nel reperire risorse vere da destinare al sistema di istruzione (giorno dopo giorno, i famosi 400 milioni del decreto “La scuola riparte” si stanno infatti rivelando una mezza bufala).
Quello che è certo, però, è che fra un mese o due il Ministro dell’Istruzione (chiunque sia) dovrà rispondere a parecchie domande; in mancanza di risposte chiare l’unità di intenti fra le diverse sigle sindacali potrebbe trasformarsi in un’unità di azione.