Un altro episodio di discriminazione che riguarda una persona con disabilità, e in questo caso una bambina, è emerso in questi giorni: ad Ostuni, in provincia di Brindisi, una giovane mamma ha denunciato che sua figlia, una bambina con sindrome di Down di 4 anni, in vacanza con i genitori e il fratello gemello, sarebbe stata rifiutata al baby club della struttura turistica dove la famiglia stava trascorrendo le ferie.
Immediate le reazioni da più fronti, in particolare spicca quella del presidente della FISH, la Federazione Italiana Superamento Handicap, Vincenzo Falabella, che ha prontamente commentato l’episodio accaduto in Puglia. Si tratta di una storia particolarmente inquietante, ha detto, che purtroppo non è isolata, stando anche alle numerose segnalazioni che la FISH riceve.
Il caso era stato denunciato all’indomani dell’accaduto dalla madre della bambina con un lungo post su Facebook, che è stato anche ripreso dalla stampa locale. L’episodio, come riferisce la FISH, denota, oltre che una mancanza di sensibilità, anche una carenza della cultura di impresa, infatti, come emerge dalla denuncia della madre, la struttura ricettiva le avrebbe comunicato che, poiché la bambina aveva la sindrome di Down, avrebbero avuto di bisogno di più tempo per organizzarsi con il personale e anche che non avrebbero avuto le competenze a riguardo. Questa vicenda è particolarmente inquietante e dimostra che la strada per l’inclusione delle persone con disabilità e delle loro famiglie resta ancora lontana, ribadisce Falabella, per questo la lotta all’isolamento, anche dei bambini, sarà uno dei temi che porteremo all’attenzione delle forze politiche durante il prossimo congresso della Federazione, nei prossimi 16 e 17 luglio, che avrà come tema proprio la lotta all’isolamento e alle discriminazioni.
Dal canto suo la risposta pubblica della struttura ricettiva ha confermato da parte della direzione di aver commesso degli errori e che le spiegazioni non servono a recuperare, dall’altro, invece, non c’è stato nessun riferimento al comportamento discriminatorio messo in atto.
Non è mai tempo perso, soprattutto quando vi sono episodi come quello appena riportato, ricordare che in Italia, secondo l’ex articolo 12 della Legge 104/92, tutti gli alunni in situazione di handicap (anche grave) hanno diritto a frequentare le classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado (scuola materna, elementare, media e superiore) Si tratta di un vero e proprio diritto soggettivo esigibile: la scuola non può rifiutare l’iscrizione e se lo fa commette un illecito penale. Il diritto all’integrazione è garantito anche per l’asilo nido e l’università.
Per saperne di più può essere utile fare riferimento al link del Ministero dell’Istruzione Alunni con disabilità – Miur.
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