La psicologa, psicoterapeuta e psicopedagogista Maria Rita Parsi, nel corso di una audizione alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, ha lanciato l’allarme a seguito dell’aumentato numero di bambini affetti dalla sindrome ‘hikikomori’, a causa pure del lockdown. Come è noto questa sindrome, studiata in un primo momento i Giappone, si caratterizza dal rifiuto di uscire da casa e continuare a stare nel ‘guscio’ spesso ‘attaccati’ alla prolunga virtuale della vita che è il cellulare o il computer.
Da qui pure l’appello affinchè le 45mila scuole che ci sono sul territorio riaprano perché i bambini devono tornare a scuola, mettere a disposizione tutte le competenze che ci sono per salvaguardare la salute mentale dei minori, seguire le famiglie, combattere la disgregazione del tessuto sociale.
Dopo la famiglia, la scuola, precisa la studiosa, è la seconda agenzia educativa dei minori; al terzo posto i social per cui occorre intervenire: “in televisione ad esempio su quelle a pagamento nelle ore in fascia protetta si vedono film di una violenza inaudita e i bambini mettono in scena la violenza che vedono o che subiscono».
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