Categorie: Politica scolastica

Sinopoli (Flc Cgil): Ds, docenti e Ata non sono soggetti contrapposti

Continua, in via esclusiva per la nostra testata giornalistica, la seconda parte dell’intervista al Segretario generale della Flc Cgil Nazionale Francesco Sinopoli.

Nella scuola ci sono circa 200 mila lavoratori amministrativi, tecnici e ausiliari che la politica sembra ignorare. E’ una dimenticanza oppure una scelta politica? Secondo la FLC cosa ci vorrebbe per dare valore e funzionalità ai servizi Ata?

E’ una chiara volontà politica. Per noi un errore gravissimo che abbiamo denunciato subito dopo l’approvazione della 107 e che continueremo a denunciare. Se la Ministra Fedeli non prenderà provvedimenti per trovare soluzioni alle tante emergenze lasciando in uno stato di abbandono il personale Ata avvieremo lo stato di mobilitazione. Perché nella nostra idea di scuola le diverse professioni presenti nelle istituzioni scolastiche devono dialogare tra loro, nelle rispettive specificità ma con pari dignità e obiettivi comuni.

La complessità degli uffici nell’era informatica, la stretta connessione con la didattica di ogni azione che si svolga nell’ambito delle mura scolastiche, la laboratorialità come fulcro di un modo nuovo e moderno di fare scuola richiedono innovazioni ordinamentali (organico funzionale, tecnici nella scuola del primo ciclo) e contrattuali (rafforzamento delle professionalità). Per questo riteniamo significativo avanzare da subito alcune richieste come ad esempio: il superamento della norma che impedisce di sostituire gli amministrativi ammalati o le donne in maternità, l’emanazione del bando di concorso ordinario e riservato per Dsga, il ripristino dei posti tagliati.

A proposito dei dirigenti scolastici, cosa risponde la FLC a tutti coloro che sostengono che un sindacato generalista non possa rappresentare contemporaneamente le rivendicazioni di docenti e ATA da una parte e dei dirigenti dall’altra? Cosa chiederà la FLC per i dirigenti scolastici nel prossimo contratto?

L’idea di scuola della FLC non considera Dirigente scolastico e resto del personale della scuola come due soggetti contrapposti. Questa l’idea appartiene ad altri ed è quella presente nel disegno della 107 che contiene una forte curvatura in senso autoritario del suo profilo: il dirigente scolastico erogatore di premi ai docenti meritevoli, con poteri discrezionali di datore di lavoro (chiamata diretta, scelta fino al 10% dei docenti per funzioni organizzative) sarebbe dovuto diventare nelle intenzioni della legge un anello di congiunzione tra l’amministrazione scolastica centrale e la scuola allo scopo di esercitarne un controllo diretto e sarebbe stato valutato per la sua capacità di adeguarsi a tali compiti.

Per la FLC Cgil  il profilo della dirigenza scolastica è ben delineato dal contratto e dal 165 e non si tocca perché la funzione del dirigente scolastico è e deve restare quella di governare la complessità della comunità scolastica coniugando l’autonomia professionale del collegio dei docenti con il diritto allo studio degli alunni, al fine di assicurare a tutti il successo formativo. Rendere il Dirigente autorità salariale, al di fuori della regolazione contrattuale, e attribuirgli un potere di “chiamare” i Docenti lo avvicina più ad un amministratore che non ad un esponente di una comunità autonoma da cui trae la sua forza e il suo autentico mandato.

Oggi i dirigenti scolastici vivono una situazione professionale e umana di grande disagio perché svolgono un lavoro complesso, sono schiacciati da grandi responsabilità su aspetti in gran parte estranei al loro ruolo (una per tutte la responsabilità della sicurezza degli edifici scolastici), sono pagati molto meno degli altri dirigenti dello stato e in questi ultimi sette anni hanno visto addirittura diminuire le loro retribuzioni. Il nuovo contratto dovrà occuparsi di definire i limiti di queste responsabilità e trovare le risorse necessarie per dare dignità alla retribuzione dei dirigenti scolastici equiparando i loro stipendi a quelli degli altri dirigenti pubblici.

Sulla questione vaccini perché la FLC ha fin da subito criticato la scelta della Ministra Fedeli di applicare già da quest’anno il divieto di frequenza della scuola dell’infanzia per i bimbi non vaccinati?

Bisogna evitare una discussione ideologica o strumentale su un tema delicato come questo per cui fare una critica alla legge significa essere contro i vaccini. Questo è inaccettabile.

La legge sull’obbligatorietà della vaccinazione si pone finalità di salute pubblica che produrranno alcuni dei loro effetti nel lungo periodo. Il dubbio che nel nostro paese ci siano attualmente condizioni di emergenza sanitaria tali da giustificare una disposizione così drastica e penalizzante per il sistema educativo come quella di impedire la frequenza ai bambini non vaccinati in tutti i casi previsti dalla legge è emerso nel dibattito parlamentare ed espresso da autorevoli esponenti della comunità scientifica.

E il tema non è essere contro l’aumento della copertura attraverso l’obbligo di vaccinazione nelle situazioni critiche Piuttosto l’opportunità di estendere l’obbligo in tutti i casi previsti dalla legge collegando ad esso in tutti i casi il divieto di frequenza.

Sarebbe stata utile una discussione più distesa nei tempi e forse una riflessione maggiore sulle potenzialità di una campagna informativa  che evidenziasse l’importanza delle vaccinazioni che coinvolgesse le scuole insieme alla comunità medica. L’obiettivo giusto di aumentare l’adesione all’offerta vaccinale e la promozione della salute si può raggiungere attraverso l’aumento della consapevolezza e della conoscenza dell’utilità di individuale e collettiva della vaccinazione.

Inoltre le procedure previste dalla legge avrebbero dovuto tenere conto che quest’anno le scuole hanno già effettuato le iscrizioni, pubblicato gli elenchi dei bambini accolti, formato le classi: non ci sono ragioni sufficienti per  smontare tutto questo lavoro a pochi giorni dall’inizio delle lezioni

C’è inoltre da dire che alcune regioni, come la Toscana ad esempio, hanno stipulato con gli Uffici Scolastici regionali appositi protocolli che prevedono l’accoglienza di tutti i bambini.  Ora c’è una circolare che in modo più esplicito e rigido di quanto avesse detto la legge dice il contrario e impone ai dirigenti scolastici di notificare alle famiglie che non autocertificano di aver almeno prenotato le vaccinazioni la sospensione del diritto alla frequenza.

L’aspetto più critico riguarda soprattutto il carattere punitivo di tale decisione e la lesione di un diritto: un bambino il cui genitore dichiara di aver prenotato le vaccinazioni e che magari si vaccinerà in primavera ha diritto a frequentare la scuola pure se non vaccinato, un suo compagno non vaccinato senza autocertificazione no. 

Chi ha preso questa decisione sembra non conoscere il valore della frequenza della scuola dell’infanzia e non ha valutato il danno in termini di crescita, socializzazione, conseguenze sui futuri apprendimenti dovuto alla mancato inserimento nella scuola dell’infanzia  o a un’interruzione della sua frequenza.

Lucio Ficara

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