Sulle modalità di distribuzione delle risorse contrattuali si sta già scatenando una guerra di notizie e c’è chi parla di stipendi commisurati al merito di ciascun docente.
Tutto potrebbe capitare, ma per il momento le certezze sono poche anzi pochissime.
Il dato sicuro è che, ad oggi, le risorse complessivamente disponibili non arrivano certamente a coprire i fatidici 85 euro lordi a testa di cui si favoleggia dal 30 novembre scorso, data della firma dell’accordo fra sindacati e ministra Marianna Madia.
Per arrivare a quella cifra, infatti, bisognerà attendere la prossima legge di stabilità perchè al conto finale mancano ancora parecchi quattrini (probabilmente un miliardo e mezzo di euro).
E’ anche sicuro che gli 85 euro sono al lordo delle ritenute a carico dello Stato che, sommate alle ritenute a carico del dipendente e a quelle erariali (Irpef, ecc..) faranno scendere l’aumento a non più di 45 euro “netti in busta”, meno del tradizionale cappuccino con brioche al giorno.
E’ quasi certo che gli aumenti non saranno uguali per tutti, ma ancora non c’è nessuna certezza su cosa questo vorrà dire: è probabile che gli aumenti saranno un po’ più alti per i collaboratori scolastici e meno consistenti per DSGA e per i docenti di scuola superiore a fine carriera; si parla addirittura di diminuire lo stipendio tabellare dei dirigenti scolastici, ma anche questa è per il momento solo una voce.
Si può invece escludere quasi del tutto che il contratto nazionale stabilisca già delle “fasce di merito” come sostiene qualcuno: risulterebbe infatti oltremodo difficile per non dire impossibile stabilire a livello nazionale delle fasce precostitituite anche perchè il cosiddetto “merito” potrebbe variare di anno in anno.
Per ora, quindi, l’unica forma di riconoscimento del merito e del maggiore impegno non può che essere legata o al Fondo di Istituto o al fondo per il “bonus” annuale.
Tenuto anche conto del fatto che le risorse a disposizione sono modestissime è praticamente impossibile che questo contratto possa in qualche misura modificare la struttura della retribuzione dei docenti e degli Ata.
Per ora, quindi, tutto resterà come prima.
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