Molti insegnanti italici considerano i sindacati “tutti uguali”. Tuttavia anche tra i sindacati alcuni sono in realtà “più uguali” degli altri. Il 10 e l’11 settembre, inizio anno scolastico, s’è svolto a Roma il Forum dei sindacati “meno uguali” di tutta Europa: quelli di base (o “del sindacalismo alternativo e conflittuale”), particolarmente critici verso la politica sindacale dei paesi di provenienza, nonché privi di legami con partiti (e pertanto indipendenti dal potere politico).
Il convegno ha avuto luogo nella Sala Convegni del sindacato italiano UNICOBAS, e ha visto la presenza di delegati sindacali francesi (del sindacato Solidaires, con 50.000 iscritti), tedeschi (della FAU), spagnoli (CGT e Confederacion Intersindical, entrambi con 100.000 iscritti livello intercategoriale), svizzeri (Federation Syndicale Sud). Oltre ovviamente a UNICOBAS, i sindacati italiani presenti erano ADL – Varese, Cobas Scuola Sardegna, CUB e USI CIT.
Pur in un quadro tematico molto ampio (dalle condizioni materiali dei lavoratori, alla crisi climatica, all’economia di guerra), si è parlato molto di Scuola. Grande è stata la meraviglia dei sindacalisti europei nell’apprendere le condizioni della Scuola italiana, delle leggi italiane in materia sindacale, dei docenti italiani e dei loro salari. Sono rimasti attoniti, ad esempio, nell’apprendere che la maggioranza assoluta degli edifici scolastici in Italia viola le norme di sicurezza.
Li ha anche stupiti l’esiguità dei salari dei docenti italiani. I rappresentanti della spagnola CGT hanno ricordato che un insegnante spagnolo guadagna € 1.800 mensili all’assunzione, e 3.400 a fine carriera (in un paese meno ricco e industrializzato del nostro.)
Assurdamente restrittive sono state giudicate le norme italiane in materia di regolamentazione dello sciopero e di rappresentanza sindacale. Nessuno dei paesi europei rappresentati al Forum ha leggi comparabili con la legge 146 del 1990, che ha talmente “regolamentato” il diritto di sciopero — guarda caso poco prima di inaugurare la deregulation neoliberistica in materia di diritto del lavoro (che ha generato la possibilità fattuale di licenziamento senza giusta causa e la fine del lavoro stabile) — da render lo sciopero stesso difficile e meno efficace: tanto che oggi gran parte dei docenti della Penisola lo considera “inutile” e non sciopera più.
Quando poi i sindacalisti italiani hanno spiegato le leggi nostrane sulla rappresentanza sindacale, si è rasentata l’incredulità. Infatti in nessun paese dell’Europa democratica è lontanamente pensabile che a un sindacato sia proibito — come capita ai sindacati di base italiani — indire assemblee in orario di servizio in una scuola pubblica; che in tal modo non venga data al medesimo sindacato la possibilità di farsi conoscere in una scuola ove sono presenti suoi candidati RSU; che di conseguenza tale sindacato sia nella quasi totale impossibilità di trovare e far eleggere questi candidati; che pertanto non possa mai arrivare alla “maggiore rappresentatività”, dacché “maggiormente rappresentativi” sono nello Stivale solo quei sindacati che raggiungano la media del 5% tra iscritti e voti riportati nelle elezioni RSU; che tale risultato sia praticamente impossibile, perché si potrà votare per quel sindacato solo nelle scuole in cui sia presente una lista di quel sindacato, essendo proibito fare liste nazionali; che sia proibito ai sindacati allearsi in liste congiunte; e che i sindacati non “maggiormente rappresentativi” siano esclusi non solo dalle contrattazioni nazionali, ma persino da quelle regionali laddove essi raggiungano percentuali altissime di votanti (come capita in Sardegna ai Cobas Sardegna, che naturalmente, essendo un sindacato volutamente locale, non possono collezionar voti né iscritti nel resto del Bel Paese).
Qualcuno dei sindacalisti spagnoli ha francamente definito queste norme “fasciste”, ed “impossibili in un sistema democratico”. Hanno anche stigmatizzato il fatto che gli RSU della Scuola italiana abbiano solo 15-20 ore di permessi sindacali all’anno (mentre i colleghi spagnoli ne hanno 40 al mese!); e hanno trovato incomprensibile che la categoria docente italiana non comprenda il grave danno arrecato da questa situazione ai docenti stessi e alla loro tutela.
Infine, dopo aver dibattuto sulla situazione economica dei lavoratori europei, è stato emanato un documento comune, che assicura il sostegno dei sindacati presenti «alle lotte sindacali e sociali attualmente in corso in Europa, contro le politiche di austerità e miseria imposte dai capitalisti con i governi e le istituzioni al loro servizio»: alla «giornata interprofessionale di azione organizzata in Francia il 29 settembre contro l’austerità»; all’«iniziativa “Rights! No deaths!” del 30 settembre e del 1° ottobre 2022 a Bruxelles contro le discriminazioni nei confronti dei migranti»; alla manifestazione unitaria dei pensionati spagnoli “il 15 ottobre 2022 a Madrid per l’innalzamento delle pensioni e dei salari in base all’incremento del costo della vita”; allo «sciopero generale che i sindacati di base italiani stanno preparando per la fine di novembre o l’inizio di dicembre contro la guerra e l’economia di guerra».
A tutte queste iniziative tutti i sindacati presenti hanno garantito reciproco e fattivo sostegno, dandosi appuntamento per il prossimo Forum europeo, a Parigi nel mese di dicembre.
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