Sono in continua crescita, tra i giovani e spesso giovanissimi, i fenomeni del bullismo e cyber bullismo, con conseguenze psicologiche gravi, come crisi di pianto, autolesionismo, disturbi alimentari e addirittura tentativi di suicidio.
È questo il quadro che emerge dai risultati di un’indagine di Skuola.net e Osservatorio Nazionale Adolescenza per Una Vita da Social, l’iniziativa della Polizia di Stato per il corretto uso di internet, su circa 8mila adolescenti di 18 regioni italiane.
Analizzando la fascia del campione tra i 14 e i 18 anni, salgono al 28% le vittime di bullismo (nel 2016 erano il 20%, quindi un aumento del 40%), mentre circa l’8,5% è preso di mira sul web e sui social (6,5% lo scorso anno, quindi un aumento del 30%). Circa l’80% di questi ultimi, è oggetto di insulti e violenze sia nella vita online che in quella reale.
È proprio il cyberbullismo a presentare risvolti particolarmente oscuri; tra le vittime sistematiche delle prevaricazioni digitali, a volte anche quotidiane, il 59% ha pensato almeno una volta al suicidio nel momento di sofferenza maggiore, il 52% confessa di provocarsi del male fisico intenzionalmente, addirittura l’82% sostiene di sentirsi frequentemente triste e depresso, circa il 71% esplode in frequenti crisi di pianto. Ci si sfoga, purtroppo, anche attraverso abitudini alimentari sbagliate: infatti, quasi la metà delle vittime di cyberbullismo, il 49%, ammette di aver ridotto drasticamente il cibo o, all’inverso, quasi il 60% si tuffa in abbuffate talmente eccessive da indurre malessere che servono per colmare un vuoto emotivo.
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“Si arriva a pensare al suicidio perché la maggior parte delle volte sono episodi che si vivono da anni, che rendono fragili e provano da un punto di vista emotivo. Le vittime perdono la vitalità, la voglia di credere nella vita. A volte è un grido di aiuto, non cela sempre un reale intento suicidario, ma quello di manifestare apertamente il proprio dolore – afferma Maura Manca, presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza e psicoterapeuta – parliamo di ragazzi presi sistematicamente di mira, vessati pubblicamente con cattiveria gratuita, privati di qualsiasi tipo di socialità, che vengono filmati, ripresi durante aggressioni, derisioni o violenze anche di tipo sessuale. In una fase così delicata come l’adolescenza, in cui si ha bisogno del rinforzo sociale, dell’approvazione dell’altro e della condivisione, essere vittima di tutto questo significa essere feriti nel profondo e perdere la fiducia, non solo in sé stessi, ma anche negli altri e nel mondo che li circonda”.
Non va meglio tra i ragazzi più piccoli, appartenenti alla fascia tra gli 11 e i 13 anni: la percentuale di vittime di bullismo e cyberbullismo sale rispettivamente al 30% e al 10%. La frequenza di crisi di pianto (45% circa) e di tristezza e depressione (70%) è simile sia tra chi è oggetto di violenza e comportamenti offensivi online sia tra chi li subisce nella vita reale. Per quanto riguarda l’autolesionismo, invece, si rilevano numeri superiori tra chi viene preso di mira in rete: si provoca ferite e contusioni circa 1 su 2, contro il 33% delle vittime del bullismo “disconnesso”.
“Vista la dirompente crescita dei fenomeni di cyberbullismo negli ultimi anni nasce l’urgenza di correre ai ripari. Anche perché i dati ci mostrano chiaramente quale sia l’impatto della violenza e dell’odio in rete sulla vita delle vittime – dichiara Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – tuttavia è necessario comprendere che misure coercitive o di censura nei confronti del web non sarebbero comunque efficaci. Serve invece una padronanza del mezzo, da parte dei più giovani, che parta dall’educazione: siamo di fronte a una generazione che sa molto dei social media ma che ha poca coscienza delle loro potenzialità, nel bene e nel male. Urge un progetto di educazione alla cittadinanza, reale e virtuale, che possa fornire ai nativi digitali gli strumenti per una civile e rispettosa convivenza.”
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