Come avevamo già anticipato (e come era facilmente prevedibile) il percorso parlamentare della conversione in legge del decreto scuola si sta rivelando molto più difficile del previsto.
Nella mattinata del 6 maggio, la Commissione Cultura del Senato avrebbe dovuto iniziare ad esaminare gli emendamenti presentati dall’opposizione ma anche da esponenti della maggioranza.
I più attesi riguardano la possibilità di attivare concorsi per soli titoli per l’accesso ai posti di docente.
A questo punto tutto è rinviato a giovedì 7 maggio ma è molto probabile che neppure in quella data ci saranno novità importanti.
Per gli emendamenti più importanti, infatti, sarà necessario avere il parere della Regioneria Generale dello Stato perchè gli stanziamenti necessari sono particolarmente significativi.
Per esempio, l’emendamento a firma di Pittoni e altri senatori della Lega per il consolidamento in organico di diritto di 50mila posti di sostegno in deroga e la costituzione di altri 10mila posti di potenziamento avrebbe un costo di 650 milioni per il 2020 e poco meno di 2 miliardi all’anno a partire dal 2021.
Un miliardo sarebbe necessario per introdurre in tutte le scuole l’insegnamento del coding, come previsto da un emendamento di alcuni senatori di Forza Italia.
Un altro miliardo servirebbe per accogliere le richieste (sempre di Forza Italia) in materia di attrezzature e dispositivi per garantire il distanziamento fra gli alunni a partire dal settembre prossimo.
Una cifra relativamente modesta (40 milioni) sarebbe necessaria per rivedere le norme sul dimensionamento scolastico in modo da assegnare un dirigente e un DSGA anche alle scuole con meno di 500 alunni, come richiesto da LEU.
Cifre molto elevate (da 800 milioni fino a un miliardo e mezzo) vengono richieste da senatori di Forza Italia per inteventi di edilizia scolastica e 100 milioni è il costo di un emendamento di Italia Viva per aumentare le risorse necessarie per la sanificazione dei locali scolastici.
Ma quelli chea bbiamo elencato sono solo alcuni dei tantissimi emendamenti onerosi su cui la Commissione Cultura del Senato dovrà discutere.
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