Perchè i docenti dicono no allo Smartphone in clsse? Il sondaggio della Tecnica della Scuola parla chiaro.
Quasi 450 ‘no’ su circa 550 partecipanti e di sicuro pesa molto l’atteggiamento ludico che hanno i giovani verso il mezzo.
Così ha risposto il nostro direttore responsabile, Alessandro Giuliani, alla redazione di Radio Cusano Campus, nel corso della rubrica settimanale ‘L’angolo del direttore’, andata in onda il 18 settembre.
Secondo i docenti – ha detto – ci sono una serie di condizioni sfavorevoli”. Oltre ai dubbi sui benefici alla didattica e il problema dell’utilizzo disinvolto degli alunni del dispositivo, c’è anche quello sul “loro corpo del carattere, veramente piccolo: per studiare sarebbe molto più indicato il tablet, che ha un formato video più grande”. C’è poi un altro fattore che fa pendere la bilancia verso un deciso no: “siamo sicuri che gli insegnanti italiani hanno grandi competenze per un utilizzo agevole degli Smartphone”, quindi corretto, consapevole, in chiave didattica, in modo di agevolarne le lezioni?
Su questo punto, non dobbiamo dimenticare che i nostri docenti per quasi il 70% hanno oltre 50 anni, quindi non si possono nemmeno lontanamente avvicinare alla vicinanza al mezzo tecnologico che hanno invece i “nativi digitali” che siedono dietro ai banchi della loro classe.
“Molti insegnanti – ha sottolineato Giuliani – fanno uno sforzo” non indifferente, a volte “immane, per stare al passo con l’evoluzione tecnologica”. E non solo per la gestione di quelli che una volta chiamavano telefonini.
Abbinando la furbizia dei ragazzi alle potenzialità dello Smartphone, lo scenario diventa in effetti catastrofico, replicano da Radio Cusano: “tra qualche settimane dovremmo comunque avere il parere della commissione creata dal Miur per studiare l’uso dello strumento tecnologico in classe, quindi ne riparleremo a breve”, ha ricordato Giuliani.
Durante la puntata, si è parlato anche dell’intervista realizzata dal nostro direttore alla segreteria generale della Cisl Scuola Maddalena Gissi: “da parte della sindacalista c’è la convinzione che nell’arginare le iniziative del Miur e che giungono dal ‘basso’ non sarebbero degli ottimi investimenti, mentre elevare la formazione dei giovani costituisce un sicuro incremento del Prodotto interno lordo”.
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Al direttore è stato anche chiesto il motivo delle lamentele dei sindacati, anche per l’incremento medio di 85 euro su cui si sta chiudendo, dopo che gli stessi avevano detto sì alla Funzione Pubblica dinanzi all’accordo di fine novembre 2016 su quella cifra: “il problema è che è passato un altro anno e il personale, che percepisce meno di tutti nella Pubblica amministrazione, sta perdendo la pazienza. Ad influire, inoltre, c’è anche il fatto che tra pochi mesi dovrebbero tornare a svolgersi le elezioni Rsu e siamo quindi già in campagna elettorale: un passaggio fondamentale per ottenere la soglia del 5% ed essere rappresentativi al tavolo delle trattative”.
Infine, una battuta sul cinema a scuola: “la proposta – ha detto Giuliani – arriva da registi e sceneggiatori, ha già riscosso interesse dal ministero dei Beni Culturali, ma da qui a dire che avremo un’ora a settimana di cinema ce ne passa, visto che ogni settore, soprattutto artistico, rivendica una paternità a livello didattico. Il cinema è comunque un argomento che ai ragazzi indubbiamente interessa: è un canale che allarga le loro prospettive e sviluppa il senso critico”.
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