Gli insegnanti, che oggi sono tornati a scuola per l’avvio dell’anno scolastico, si troveranno davanti i vecchi problemi degli ultimi anni, ovvero la convivenza delle nuove tecnologie con la didattica.
Infatti, la tecnologia sembra dividere docenti e opinione pubblica, perchè da un lato si cerca di spingere verso un’integrazione di smartphone e tablet e altri strumenti per arricchire la didattica, dall’altro però si fa notare come smartphone e tecnologie abbassino la soglia dell’attenzione in classe, mentre spiegano i docenti. Oltre al fatto che la maggior parte degli alunni non riescono ad usare con cognizione di causa gli smartphone in classe.
Sul tema, riportiamo un’interessante riflessione dello psicanalista Claudio Risé: “il problema non è quello di insegnare ai giovani come usare i tablet e gli altri strumenti elettronici (ormai banditi dai migliori istituti del mondo, a cominciare dal leggendario Eton College), ma come stare attenti in classe e sviluppare l’attenzione. I ragazzi di informazioni ne hanno fin troppe mentre mancano gli strumenti critici per interpretarle. Questi deve fornirli la scuola, cioè voi insegnanti. Si tratta di aiutarli a fare sintesi tra le diverse di informazioni per riconoscere quelle utili a organizzare il loro sviluppo e quelle di cui non occuparsi affatto”.
Per l’esperto, i docenti potrebbero far leva già sui programmi scolastici, per integrare in modo corretto smartphone e tecnologie. Senza dimenticare però l’importanza del ruolo di insegnanti: “Potreste scegliervi gli elementi più utili a sviluppare le loro conoscenze e interessi e su quelli sviluppare la lezione. Che però non può che essere la vostra lezione. Sono la vostra voce, i vostri interessi, le vostre idee che possono suscitare le loro. Il resto, a quell’età, è tempo perso e distruzione di attenzione”.
Quindi, in sintesi, bisogna non demonizzare gli strumenti tecnologici in classe, ma trovare loro la giusta collocazione all’interno dell’apprendmento. Usare tablet e smartphone per la didattica e non come didattica.
Le linee guida del Miur prevedevano dei corsi di formazione per gli studenti anche su questi temi:
La Ministra Fedeli, lo corso gennaio, dichiarava: “A scuola ci sono già tantissimi device – ha osservato – il tema è regolarli. Questa è anche la condizione non solo per dare gli strumenti, accompagnare nell’utilizzo del digitale ma significa anche educare a tempi e modalità di contenuto nell’utilizzo dei device”, dando l’ok all’uso degli smartphone in classe.
Non sembra essere di diverso avviso il nuovo Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, che a proposito di nuove tecnologie ha fatto intendere un maggiore coinvolgimento degli strumenti, a fini didattici: “il tablet sarà il nuovo quaderno tra pochi anni, possiamo usare meglio gli investimenti fatti”.
Inoltre, Bussetti è convinto di “cambiare impostazione della didattica, usare le nuove tecnologie, insegnare a relazionarsi con i social media, valorizzare il public speaking e il debate, puntare sulle materie Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica)”.
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