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Smartphone in classe, Fedeli entusiasta ma chiarisce: scuole e docenti possono opporsi all’utilizzo

L’uso dello Smartphone a scuola non sarà libero, ma guidato passo passo degli insegnanti. I quali avranno a disposizione uno strumento straordinario, a che se gli istituti o i singoli insegnanti potranno opporsi al suo uso.

Il chiarimento arriva direttamente dalla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, parlando con i giornalisti margine della tre giorni ‘Futura’ sulla scuola digitale Bologna.

La ministra ha confermato l’intenzione del Miur di introdurre gli Smartphone in classe, sempre e solo se autorizzato e sotto sorveglianza del corpo insegnante.

“A scuola ci sono già tantissimi device – ha sottolineato la Fedeli -: il tema è regolarli. Questa è anche la condizione non solo per dare gli strumenti, accompagnare nell’utilizzo del digitale ma significa anche educare a tempi e modalità di contenuto nell’utilizzo dei device“.

Entro poche settimane il responso del pool di esperti

“Il tema – ha aggiunto – non è che entra il cellulare in classe, che entra lo smarphone, non è mai stato questo. Quello che c’era scritto nella circolare del 2007 rimane: no a qualunque utilizzo individuale non sotto la responsabilità del docente nelle ore scolastiche, questo è il tema”.

Sulla effettiva utilità dell’utilizzo dei telefoni che permettono di navigare in internet e svolgere operazioni multimediali, ricordiamo, lo stesso Miur ha incaricato un pool di esperti, che a breve, sembra entro poche settimane, dovrebbe produrre il suo responso.

La ministra, pur non avendo fatto riferimento allo studio ancora in atto, conferma tutto il suo entusiasmo per l’iniziativa. Ignorando le forti critiche, anche dai docenti accademici (“il suo utilizzo offende i docenti e distrae gli alunni“), che si sono prodotte negli ultimi mesi verso l’interesse dell’amministrazione per l’introduzione dello Smartphone a scuola come strumento didattico.

Fedeli entusiasta del telefono cellulare, ma l’uso non si può imporre

Come anticipato dalla carta stampata e riportato dalla Tecnica della Scuola, nella visione del Miur, lo Smartphone in classe “potrà essere usato” anche “per documentare, con video e foto, una gita, per tracciare percorsi col Gps durante una visita, per conoscere, grazie alle mappe, una città”.

Detto questo, però, l’ultima parola spetterà al docente. Chi, ad esempio, si ritiene contrario a tale utilizzo, avrà facoltà di non adottare lo Smartphone. Anche a livello di istituto.

Riferendosi al cosiddetto decalogo sull’utilizzo dei device, cosciente del fatto che in altri Paesi sussiste il divieto assoluto dell’uso dei telefoni cellulari, Fedeli ha anche annunciato che “questo diventerà un elemento che noi forniamo alle scuole sapendo che ogni scuola rimane nella sua autonomia e ogni insegnante nella sua libertà didattica di insegnamento”.

Chi lo rifiuta perde una grande occasione

Chi non coglie l’opportunità, però, sostiene sempre la Fedeli, perde una grande occasione. Secondo la responsabile del Miur, non ci sarebbero dubbi sul valore aggiunto che lo Smartphone fornirebbe sul piano dello studio di nuovi contenuti e della conoscenza in generale.

“Il digitale – ha detto – aiuta conoscenza e apprendimento solo se guidato da persone preparate e competenti e non lasciando ragazzi da soli di fronte a qualunque tipo di device“.

“Noi abbiamo una grande responsabilità, sapendo che questa straordinaria innovazione fa trovare moltissime informazioni in rete che nessuno di noi ha avuto disposizione prima ma informazioni non è automaticamente autorevolezza e certificazione delle fonti per cui puoi trovare tantissime fonti che si spacciano per scientifiche e non lo sono”. Quindi, la ministra, ha concluso, i ragazzi, “vanno accompagnati: è necessaria una nuova alfabetizzazione digitale”.

Alessandro Giuliani

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