“Non ci deve essere un uso libero e personale dello strumento, ma va gestito in classe con un uso collettivo e consapevole sotto la guida degli insegnanti”.
A sostenerlo è la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, spiegando meglio la sua idea su come vanno usati gli smartphone a scuola e perché è stata allestita una commissione per valutare come introdurli, cui seguirà una circolare da inviare agli istituti.
Parlando di rete e degenerazione del linguaggio, durante il Cortile di Francesco ad Assisi, la titolare del ministero dell’Istruzione ha detto che sarebbe un errore “confondere gli strumenti del digitale con i contenuti, di cui dobbiamo farci carico”.
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“Stiamo affrontando – ha detto Fedeli – un terreno nuovo perché la digitalizzazione cambia tutto compresi gli aspetti cognitivi. Noi abbiamo la responsabilità di quali contenuti vanno in rete e su questo faremo una commissione ma la scuola per prima e poi tutti i media devono insegnare ai ragazzi che non bisogna fermarsi alla prima cosa che si legge in rete. Bisogna dare loro – ha concluso – gli strumenti per come riconoscere autorevolezza e certificazione dell’informazione”.
Resta da capire se proprio tutti gli insegnanti abbiano oggi fatte loro quelle competenze indispensabili per trasmettere questo genere di informazioni e modalità da attuare quando si “naviga” sul web: probabilmente no, visto che il loro grado di informatizzazione, a quanto ci risulta, è in media non altissimo se non appena sufficiente per preparare e svolgere le lezioni.
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