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Smartphone in classe, i 10 motivi Miur per usarlo in classe: poche scuole li seguono

La Francia approva in poche ore il divieto tassativo di utilizzare telefoni cellulari nelle scuole. In Italia, invece, l’orientamento è ben diverso, con pareri discordanti. Chi si è detto favore dei dispositivi di comunicazione in tempo reale è stata l’ex ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, dando vita, lo scorso autunno, ad un gruppo di lavoro che ha stilato le nuove linee guida per regolare nelle mura scolastiche l’uso di questi dispositivi  (device, smartphone, tablet, ecc.). La notizia dei risultati presentati dagli esperti, a dire il vero, è passata quasi inosservata. Probabilmente per non riaccendere le polemiche che avevano accompagnato i consensi espressi dall’ex ministra Valeria Fedeli.

I 10 punti per l’utilizzo proficui in classe

Nei 10 punti per l’uso dei dispositivi mobili in classe, che ne sono seguiti, e che sono stati inviati alle scuole nel gennaio scorso, si legge tra l’altro che “La scuola accoglie e promuove lo sviluppo del digitale nella didattica”;

“La presenza delle tecnologie digitali costituisce una sfida e un’opportunità per la didattica e per la cultura scolastica”.

“Dirigenti e insegnanti attivi in questi campi sono il motore dell’innovazione. Occorre coinvolgere l’intera comunità scolastica anche attraverso la formazione e lo sviluppo professionale”.

“I dispositivi devono essere un mezzo, non un fine”.

E ancora: “L’uso dei dispositivi promuove l’autonomia delle studentesse e degli studenti”.

“È in atto una graduale transizione verso situazioni di apprendimento che valorizzano lo spirito d’iniziativa e la responsabilità di studentesse e gli studenti. Bisogna sostenere un approccio consapevole al digitale”.

Inoltre: “Il digitale nella didattica è una scelta: sta ai docenti introdurla e condurla in classe”.

Infine: “L’uso dei dispositivi in aula, siano essi analogici o digitali, è promosso dai docenti, nei modi e nei tempi che ritengono più opportuni”.

Il divieto rimane

L’ultima regolamentazione che disciplinava l’uso del cellulare, ricorda l’Ansa, risale al 2007; si tratta di una circolare emanata dall’allora ministro Giuseppe Fioroni, che bandiva l’uso del cellulare a scuola con parole nette e chiare.

L’ex ministra Fedeli, in occasione della diffusione del decalogo, nei mesi scorsi, aveva comunque ribadito che, “in ogni caso, resta proibito, come stabilito dalla circolare del 2007, l’uso personale di ogni tipo di dispositivo in classe, durante le lezioni, se non condiviso con i docenti a fini didattici”. Un comportamento da assumere anche e soprattutto in occasione degli Esami di Stato, ovviamente maturità compresa.

Infine, sempre l’ormai ex ministra dell’Istruzione aveva chiosato: “non è compito del Ministero o della scuola decidere se i device sono bene o male, ma lo è insegnare ad usarli nel modo più utile e corretto”.

Sinora pochissimi istituti hanno messo in atto le linee guida del Miur

Va anche detto, per completezza, che la stragrande maggioranza delle scuole sino ad oggi continua a mantenere i regolamenti d’istituto d’inizio anno scolastico. Regolamenti nei quali vige quasi sempre il divieto di utilizzo dei telefoni cellulari nel corso delle lezioni.

Per vedere accolte le indicazioni del Miur bisognerà attendere che gli organi collegiali, in particolare collegio dei docenti e consiglio d’istituto, mettano mano al regolamento. Sempre che siano d’accordo. E sempre che nel frattempo non giungano da viale Trastevere nuove indicazioni o linee guida diverse.

Alessandro Giuliani

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