Botta e risposta fra la CUB Scuola sulla questione della partecipazione dei docenti di religione agli esami di Stato del primo ciclo.
Come abbiamo avuto modo di scrivere in più occasioni le nuove norme sugli esami di Stato prevedono la presenza obbligatoria degli insegnanti di religione a tutte le fasi dei lavori delle commissioni.
La CUB aveva stigmatizzato questa disposizione suscitando la reazione dello Snadir (Sindacato nazionale degli insegnanti di religione) che aveva osservato che il problema andrebbe affrontando a monte.
Secondo lo Snadir se si portassero a due le ore settimanali di insegnamento si potrebbe migliorare la formazione dei ragazzi e si ridurrebbero i problemi organizzativi al momento degli esami.
A questo punto la CUB risponde con un comunicato ironico: “Ci domandiamo se non sarebbe opportuno introdurre nella scuola pubblica quattro o sei ore settimanali di insegnamento della religione con, al termine, la possibilità di accedere alla carriera ecclesiastica”.
Passano a toni più seri la CUB osserva: “Celie a parte, mentre si tagliano le risorse per la scuola pubblica questi signori propongono di sottrarne altre al fine di finanziare un’istituzione esterna alla scuola pubblica per non parlare della inevitabile riduzione delle ore di insegnamento di materie certamente più utili alla libera formazione culturale degli studenti”.
“La CUB – conclude il segretario nazionale Cosimo Scarinzi – non può che ribadire che ogni cedimento a interessi confessionali non può che incrementare gli appetiti di chi se ne avvantaggia e che è ora di porre un limite alle inframettenze ecclesiastiche nella scuola pubblica”.
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