La legge che regolamenta l’uso dei social network ai minori di 14 anni è ampiamente disattesa: lo rivela il sondaggio realizzato da “Osservare Oltre” (Associazione Nazionale Presidi del Lazio ed eTutorweb) i cui risultati sono stati divulgati proprio in queste ore.
L’indagine ha coinvolto poco meno di 8mila ragazze e ragazzi che con le loro risposte forniscono un quadro piuttosto allarmante del fenomeno.
Si deve infatti considerare che, per utilizzare i social network bisogna avere almeno 14 anni, mentre tra i tredici ed i 14 è possibile farlo, ma solo con la supervisione dei genitori. Sotto i 13 anni è semplicemente vietato usare Facebook, Whatsapp e altre social.
L’84% degli intervistati possiede un profilo social, nessuno al momento dell’iscrizione ha indicato la sua vera età, neppure quel 22 per cento che lo ha fatto con un genitore presente, e il 91% non parla con mamma e papà di quelle che vede o che dice su internet.
L’87% dei ragazzi dichiara di dare molta importanza ai “like”, l’86% si dice molto influenzato dalle indicazioni che arrivano dal social, il 60% clicca sulle pubblicità che vengono loro proposte e addirittura il 78% risponde a sondaggi o domande da parte del social network.
“Si tratta di dati di marketing preziosi per qualsiasi azienda – osservano i ricercatori – dati che significano campagne pubblicitarie mirate ed efficaci”.
Il sondaggio ha preso in esame anche il fenomeno del cyberbullismo.
“Leggendo i dati – spiegano sempre i ricercatori – la percezione è che il fenomeno non sia ben compreso, così, se il 73% dei ragazzi intervistati ritiene che essere presi in giro sui social non sia da sfigati, poi il 67% dichiara di divertirsi a guardare video in cui uno sfigato viene preso in giro”.
Altrettanto interessante il quadro che emerge dall’analisi dei dati suddivisi nelle macroregioni.
I ragazzi del Nord Est, per esempio, sono quelli più esposti a insidie e molestie, le loro risposte sono abbondantemente sopra la media nazionale riguardo la visione di contenuti proibiti o disturbanti e sono quelli che più di altri segnalano di essere stati contattati da adulti sui social.
Un fenomeno, insomma, complesso e per certi aspetti inquietante che deve essere affrontato con la massima collaborazione possibile fra scuola e famiglie.
Le norme ci sono ma la scuola, da sola, può fare poco o nulla se manca la consapevolezza da parte di tutti della importanza del problema.
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