Gentile direttore,
evitando considerazioni di (attuale) circostanza e polemiche i fatti sono questi: mentre nelle ultime tre Leggi Finanziarie i governi Conti/Draghi stanziano oltre 187 miliardi di euro per “sostegno alle imprese” e dall’oggi al domani si trovano 14-15 miliardi annui per innalzare a 40 miliardi le spese per armamenti, il contratto degli insegnanti scaduto da quasi quattro anni non viene rinnovato malgrado preveda cifre miserevoli che condannano ancora e per anni lavoratori laureati, specializzati, con fondamentale e specifica funzione sociale alla povertà (assoluta! si badi, se i meccanismi econometrici che ne stabiliscono i parametri non fossero falsati dal PIL “sommerso” e dall’economia criminale di per sé occulta).
Ciò nella pervicace ignavia dei sindacati e degli stessi lavoratori della Scuola, i meno pagati del tanto celebrato Occidente.
Cos’altro occorre perché il milione di lavoratori della Pubblica Istruzione restituiscano al Presidente della Repubblica le proprie schede elettorali rinunciando al rango di cittadini, per confinarsi ufficialmente, da paria disprezzati qual sono, nei più infimi ghetti del working poor perpetuo?
E cos’altro ancora occorre perché si riscuota dalla cosiddetta “società civile” qualche forma di solidarietà, o che la questione sia urlata dalla ribalta quotidiana, con costanza, nelle tribune dove i lavoratori della Scuola si incontrano?
F. Antonio Formica
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