L’attacco a Liliana Segre mi ha molto turbato, per i toni, per i contenuti, per le gratuite illazioni, visto che la senatrice non ha detto quello che le si attribuisce; orribile è il passo che accosta la Segre ai genitori nazisti.
Tra l’altro l’ambasciatrice Elena Basile sembra ignorare che l’idea d’infanzia dei nazisti era incardinata sul negare ogni tipo di affetto tra genitori e figli. Questa era l’idea di una “scienziata” di Hitler, Johanna Haarer (1900-1988), nel manuale: Die deutsche Mutter und ihr erstes Kind (La madre tedesca e il suo primo figlio) del 1934, sostenne che occorreva invitare le madri a ignorare i bisogni emotivi dei loro piccoli. I bambini erano ritenuti dei tormentatori la cui volontà doveva assolutamente essere spezzata.
Questo in quanto i nazisti volevano bambini duri, privi di emozioni e di empatia e che avessero un debole attaccamento agli altri; per questo erano convinti che negare l’affettività all’infanzia avrebbe favorito questo obiettivo. Nel “manuale”, adottato da tutte le scuole primarie, si prescriveva di: lasciare isolato il bambino nelle prime 24 ore di vita, di evitare ogni tipo di contatto fisico o di ridurlo al massimo anche quando veniva preso in braccio.
Nel libro si legge: “Colmare di affetto il bambino, anche ad opera di terze persone, può essere nocivo e alla lunga renderlo effeminato”. E ancora: “Il bambino va nutrito, lavato e asciugato, ma per il resto va lasciato completamente solo”. Il tutto aveva uno scopo: questi bambini, che non pensano e non provano sentimenti, diventano perfetti cittadini di una Nazione guerriera.
Non sembra proprio che i nazisti avessero un senso di rispetto nei confronti dell’infanzia. Immensa solidarietà a Liliana Segre.
Piero Morpurgo