Al ritorno delle vacanze natalizie abbiamo appreso che anche nella nostra scuola, come nel resto del Paese, ci sono insegnanti sospesi dall’attività di insegnamento per non avere assolto all’obbligo vaccinale, con l’azzeramento dello stipendio.
Noi docenti autori di questa nota vogliamo esprimere tutta la nostra indignazione per come sono stati trattati i colleghi in questione, vittime di una decisione che toglie non solo il sostentamento economico ma anche la dignità a chi ha fatto la scelta di non vaccinarsi.
Si tratta con tutta evidenza di una decisione ricattatoria e punitiva verso chi viene superficialmente bollato come “no vax”, categoria che in realtà include persone con motivazioni molto diverse fra loro, comprese quelle legate al proprio stato di salute. Siamo di fronte a un provvedimento frutto di un clima di linciaggio morale che non ha eguali in altri paesi.
La misura risulta ogni giorno di più come squisitamente politica, non giustificata dalla situazione sanitaria: come è ormai evidente e noto, anche i vaccinati si contagiano e contagiano gli altri. Se quindi consideriamo il rapporto costi-benefici del provvedimento, questo appare destituito di fondamento: toglie lo stipendio alle persone, creando disperazione nelle famiglie, e danneggia le classi che rimangono senza docente a metà anno scolastico; e i benefici quali sono, di grazia?
Per togliere il lavoro a un cittadino ci vogliono motivazioni più che fondate, basate su un pericolo reale, concreto e dimostrabile: dev’essere una decisione estrema, del tutto eccezionale, e limitata al più breve tempo possibile: criteri che a noi paiono palesemente assenti in questo caso. Se poi aggiungiamo che i lavoratori della scuola non vaccinati, prima del 15 dicembre si recavano al lavoro facendo (a proprie spese) un tampone rapido ogni 48 ore, si vede bene come questi non potessero essere più pericolosi – anzi, semmai di meno! – per la salute pubblica rispetto a chi si era vaccinato da diversi mesi.
La stessa Amnesty International ha recentemente preso posizione criticando la discriminazione subita in Italia dai non vaccinati (e non guariti), a cui viene tolto il diritto al lavoro, alla socialità e alla mobilità e che quindi subiscono un vero e proprio apartheid sociale. La nota del 14 gennaio afferma infatti che “Per quanto riguarda il Green Pass rafforzato […], il governo deve continuare a garantire che l’intera popolazione possa godere dei suoi diritti fondamentali, come il diritto all’istruzione, al lavoro e alle cure”.
Vogliamo anche denunciare ciò che stanno subendo gli studenti non vaccinati che – se non sono guariti di recente dal Covid – si vedono leso addirittura il diritto allo studio, visto che non possono raggiungere la scuola con i mezzi pubblici, oltre che partecipare alle visite a musei, uscite a teatro ecc. Uno scandalo che dovrebbe sollevare tutta la nostra indignazione di educatori e insegnanti.
Un gruppo di docenti dell’I.I.S. “Luigi Cremona” di Milano
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