Si infittisce di buio e polemiche la notizia del docente di musica di una scuola media di Portici indagato per molestie sessuali nei confronti di due sue allieve.
All’indignazione dei giorni scorsi per il docente che ancora insegnava, seppure in un altro istituto, sempre della provincia di Napoli, si sono contrapposte le proteste dei colleghi del prof e di un folto gruppo di genitori: in particolare, il 15 dicembre, una delegazione di madri di alunne e alunni dell’Istituto Comprensivo “Carlo Santagata”, dove è titolare da 20 anni il docente di musica, ha chiesto di essere ricevuta dal direttore dell’ Ufficio scolastico regionale, Luisa Franzese, per esprimere la propria stima nei confronti del docente rinviato a giudizio con l’accusa di molestie sessuali nei confronti di due alunne.
Inoltre, un centinaio di colleghi insegnanti hanno solidarizzato con il docente indagato: hanno firmato un documento nel quale definiscono “infamanti” le accuse rivolte nei suoi confronti e annunciano azioni legali a tutela della onorabilità della scuola.
Non possiamo o vogliamo dare giudizi sulla vicenda. Tuttavia, quanto sta accadendo a Portici dovrebbe fare riflettere le modalità, spesso facili e superficiali, con cui si fanno partire – attraverso giornali locali, agenzie di stampa sino alle tv nazionali – vere e proprie “fughe di notizie” su fatti e situazione ancora tutti da verificare.
Comprendiamo, da cronisti, che fa notizia un docente, il quale, anziché proteggere e tutelare i suoi alunni, approfitta del suo status per arrivare ad abusarne. Solo che quella notizia, proprio per la sua delicatezza, deve essere verificata. Altrimenti, si rischia solo di “inchiodare” il docente in prima pagina. Tanto, poi, il processo chiarirà tutto. Magari, anche che l’accusa infamante era priva di fondamento.
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